L’impegno del Vice Presidente Romolo Del Balzo per la Provincia di Latina
Romolo Del Balzo, 47 anni, laureato in Medicina e Chirurgia e specializzato in Medicina del Lavoro, residente a Minturno, coniugato e padre di una splendida bimba di quattro anni, è Vice Presidente della Provincia di Latina. Ho il piacere di conoscerlo da diversi anni e di condividere con lui la sana” passione per la politica; Del Balzo è un uomo semplice e concreto, non ama le prime pagine ed alle stesse antepone la concretezza e gli obiettivi da raggiungere. Un colloquio, quello con Romolo Del Balzo, molto tecnico, da cui traspare la grande competenza e la serietà nell’affrontare i problemi e nel cercare di risolverli, anche se talvolta è costretto, per l’eccessiva burocrazia e suo malgrado, a combattere contro i “mulini a vento.” La lealtà, la correttezza, l’abnegazione, la testardaggine, lo spirito di iniziativa, il senso del dovere e soprattutto il profondo amore per la sua terra, mi ricordano l’intraprendenza di Severino Del Balzo, suo padre, uomo di grande intelletto e di grandi capacità, che è stato Presidente della Provincia di Latina per oltre dieci anni e che ha saputo trasfondere bontà, ingegno e sapienza al figlio Romolo.
Caro Presidente, qual è l’iniziativa che hai portato avanti con maggiore impegno e che ti ha dato sino ad ora grande soddisfazione?
Nella Regione Lazio, come in molte altre Regioni, l’attività di pianificazione e di gestione del territorio è ancora purtroppo centralizzata ed il trasferimento delle competenze alle Province viene rimandato nel tempo o subordinato ad altri atti. Le province non possono e non devono rimanere ferme e sopportare un ruolo di marginalità ed il mio impegno, e forse anche il mio merito principale, è stato proprio quello di non aver atteso con inerzia che la Regione dedicasse un ruolo più preciso alla Province, ma aver individuato, – con il mio “pool” – e anticipando i tempi, le problematiche, delineando così gli obiettivi da perseguire e coinvolgendo tutte le componenti politiche e sociali nell’avvio del processo di pianificazione di aree vaste. L’occasione per iniziare questo percorso è stata la conferenza sul piano territoriale regionale svoltasi durante l’anno 2001. Tale attività è stata coordinata dal Dirigente Dr. Carlo Perotto e si è svolta con la collaborazione del Prof. Luigi Piemontese; si è contraddistinta soprattutto per l’interesse e quindi per l’ampia partecipazione degli Enti locali e dei soggetti politici e sociali e si è sostanziata in una chiara proposta di modifica ed integrazione del piano regionale generale, fatta propria ed approvata dal consiglio provinciale all’inizio del 2002. Immediatamente dopo questa prima fase ho di fatto avviato personalmente la formazione del documento preliminare al PTPG, con la scelta qualificante di non delegare questo compito ad una struttura professionale esterna ma istituendo nella stessa Provincia un ufficio di piano, che si avvalesse delle professionalità interne dell’Ente, della collaborazione di giovani professionisti e della consulenza del centro LUPT dell’Università degli studi di Napoli.
Perché questa scelta Romolo?
Perché è stata compiuta nella convinzione che solo in questo modo la Provincia può essere pronta e con risorse umane interne qualificate, per poter gestire la materia urbanistica una volta delegata e trasferita dalla Regione. Il documento di “piano” non sarà il risultato di sole analisi tecniche ma conterrà gli obiettivi politici e sociali operanti nel territorio provinciale. L’attività dell’ufficio di piano è attualmente incentrata nella raccolta ed elaborazione dei dati territoriali attraverso studi approfonditi su grande scala, comparati con quelli della pianificazione preordinata che spesso impone vincoli sulla base di analisi meno approfondite, perché elaborate a piccola scala (piani territoriali paesistici regionali), piani di assetto idrogeologico delle autorità di bacino, piani parco.
Qual è lo scopo primario del documento di Piano?
Lo scopo primario è quello di individuare e circoscrivere i livelli di attenzione e quindi di trasformabilità del territorio, secondo schemi e regole di analisi scientificamente codificate. Inoltre la Provincia si è attivata con le autorità di bacino (regionale e nazionale del Liri Garignano) per realizzare una collaborazione normativa attraverso protocolli di intesa, al fine di partecipare alla fase di verifica delle individuazioni delle aree vincolate, onde evitare, laddove possibile, inviluppi di aree troppo vaste, causa mancanza di dati oggettivi e di dettaglio.
Un altro aspetto che il Documento affronta è quello relativo alla materia della perequazione, che ci dici in tal senso?
È un argomento innovativo fondamentale in una moderna logica di trasformazione del territorio, basata sulle analisi delle linee tendenziali di sviluppo in atto. Dalla sovrapposizione tra domanda di trasformazione e limiti di trasformabilità del territorio, si potranno ottenere le alternative di sviluppo sostenibile, tra le quali sarà compito della parte politica scegliere le più idonee. In questa ottica il piano non sarà un insieme di vincoli ma una guida allo sviluppo.
Cosa sarà in definitiva il Piano?
Sarà un “atto – processo” il cui continuo divenire avverrà attraverso l’implementazione di nuovi dati che, gestiti dal sistema informatico territoriale esistente all’interno del settore, permetteranno la verifica continua delle realtà modificate.
Oltre agli studi ed alle analisi di cui abbiamo parlato sino ad ora cosa altro hai fatto a tal riguardo?
Ho aperto un tavolo di consultazione e confronto, con le commissioni consiliari e con gli Enti locali, secondo una divisione in macroaree geografiche corrispondenti alle zone sud pontino – monti Aurunici, nord-pianura pontina e ponti Lepini. I tempi previsti per l’approvazione del documento preliminare sono i primi mesi dell’anno 2003 mentre la stesura definitiva del piano avverrà nel corso dello stesso anno, affinché diventi realtà il trasferimento di detta materia dalla Regione alla Provincia.
Pubblicato su “Forum” in data 27.01.2003