Il Ministro della Pari Opportunità, Onorevole Stefania Prestigiacomo, parla del ruolo delle donne nella società moderna
L’Onorevole Stefania Prestigiacomo è nata a Siracusa il 16 dicembre 1966, è coniugata ed ha un figlio. Già deputato nella XII e XIII Legislatura, è stata rieletta nel maggio del 2001 alla Camera dei Deputati nel Collegio uninominale di Siracusa. Nel corso della XII Legislatura è stata sia componente della Commissione Lavori Pubblici e Privati sia della Commissione Speciale per l’infanzia, nonché membro supplente del Consiglio d’Europa. Nell’ambito della XIII Legislatura, oltre a ricoprire nuovamente l’incarico di componente della Commissione Lavori Pubblici e Privati ha altresì ricoperto, a Montecitorio,l’incarico di Vice-Presidente del Gruppo Parlamentare di Forza Italia. Molto garbata, elegante, solare, l’Onorevole Stefania Prestigiacomo sta assolvendo al mandato di Ministro delle Pari Opportunità con grande competenza e profondo impegno, ricevendo consensi unanimi. Abbiamo deciso di rivolgerle alcune domande sul ruolo della donna nella società di oggi, in concomitanza con la festa delle donne, alle quali il Ministro con la consueta eleganza, ha gentilmente risposto.
È possibile che i diritti per i quali un tempo si sono battute le femministe siano soggetti ad una sorta di revisione?
No, io penso che i diritti per cui in passato tante donne hanno lottato, tutti i traguardi raggiunti e le vittorie conseguite non devono e non possono essere soggette ad una “revisione”. Quello che credo, invece, è che oggi sia cambiata l’idea di femminismo. Quel fenomeno sociale e di costume che è stato la base, e per molti versi il motore, di tutte le rivendicazioni e le battaglie portate avanti dalle donne, a mio avviso, è ormai datato. È dunque arrivato il momento di archiviarlo conservando i risultati positivi che negli anni ha prodotto e facendo tesoro dei passi avanti che grazie ad esso la condizione femminile ha compiuto.
È il lavoro, oggi, il principale traguardo delle donne?
Oggi le donne non sono chiamate a misurarsi solo nel campo del lavoro, anche se resta quello più impegnativo per la concretizzazione delle pari opportunità tra uomo e donna e questo sarebbe riduttivo pensarlo. Più che in passato, le donne, oggi, attribuiscono al lavoro un grande valore. È nella professione che si manifestano maggiormente le tensioni e le aspettative delle donne e che si riversa il loro desiderio di affermazione e di autonomia. Una donna indipendente economicamente, soddisfatta della propria vita professionale, è una donna più forte, più sicura. Ed è grazie a questa sua forza che, nel bene e nel male, è riuscita a cambiare anche la natura e la qualità del rapporto con l’altro sesso. Ma ci sono anche altre realtà con le quali si misura la sua crescita sociale. Ogni giorno una donna deve lottare per vedersi riconoscere le proprie capacità professionali, per riuscire a conciliare il proprio impegno in famiglia con quello del lavoro, e tutto tenendo sempre d’occhio quei diritti che sembrano acquisiti, ma che qualcuno vorrebbe sempre rimettere in discussione. In tutto questo contesto c’è un rischio che le donne devono essere in grado di schivare, ed è quello di scimmiottare o peggio di uniformarsi ai comportamenti maschili, come modelli di sicuro successo. Le donne e gli uomini sono diversi ed è bene che questa diversità venga considerata da tutti una ricchezza.
Secondo lei, in alcuni campi, le donne non puntano un po’ troppo spesso sul loro aspetto fisico?
È vero, in determinate circostanze questo accade, ma non certo nella maggioranza dei casi. Diciamo che ci sono dei settori, come quello dello spettacolo, dove questo modo di aprirsi la strada è più frequente, ma non farei di tutt’erba un fascio. Sono moltissime le donne che sono riuscite ad andare avanti senza nessun tipo di compromesso, contando esclusivamente su capacità e professionalità.
Di frequente le donne che fanno carriera, assumono atteggiamenti tipicamente maschili, trova che sia normale?
È per l’appunto questa la sfida cui accennavo prima. Alcune donne, vinta la scalata professionale e raggiunti posti di responsabilità fanno propri atteggiamenti caratteristici dei colleghi uomini. Vale a dire modellano i propri comportamenti sull’immagine più deteriore dell’uomo in carriera facendo proprie le caratteristiche peggiori che spesse volte sono in distonia con la natura femminile. Deve essere un meccanismo inconscio che fa sentire le donne meno vulnerabili, meno attaccabili proprio dall’universo maschile, quindi più integrate. Si tratta però di un errore. Basterebbe capire che una donna al comando gestisce il potere in modo diverso da un uomo, ma altrettanto valido e che quelle che sono le caratteristiche tipiche femminili sono un qualcosa di prezioso anche in ambito professionale che sarebbe sciocco e infantile nascondere.
Pubblicato su “Forum” in data 11.03.2003