Un Onorevole …medico! Giuseppe Drago si racconta
Ho incontrato, nel suo elegante ufficio alla Camera dei Deputati, l’Onorevole Giuseppe Drago, nato a Scieli (Rg) nel 1955 e padre di due figli. Medico chirurgo, specializzato in igiene e profilassi, l’Onorevole Drago è iscritto al gruppo parlamentare dell’UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), di cui è Vicepresidente vicario e ricopre nell’attuale Legislatura gli incarichi di capogruppo in Commissione Bilancio oltre a quelli di membro della VII Commissione (Cultura e Scienza), della XII Commissione (Affari Sociali e Sanità) e del Comitato per la Comunicazione e l’Informazione Esterna. In politica da oltre venti anni, ha ricoperto incarichi di primissimo piano tra cui quello di Sindaco di Modica e quello di Presidente della Regione Sicilia. Cordiale e socievole, Drago ha parlato di politica e sociale ed ha ricostruito per noi la sua formazione culturale e politica.
Perché si è laureato in medicina e poi ha deciso di fare il politico?
L’impegno in politica è precedente alla laurea in medicina, risale infatti ai tempi liceali, facevo parte del movimento studentesco ed avevo scelto, dando spazio ai furori giovanili, la via rivoluzionaria, poi pian piano mi sono ravveduto ed ho scelto la via riformista. Mi convinsi e sono convinto tuttora che essere rivoluzionario o conservatore è facile: i primi sono coloro che vogliono cambiare tutto e subito e sanno perfettamente che ciò non può succedere, gli altri sono quelli statici che non vogliono cambiare nulla e vogliono lasciare tutto così come è. La via più impegnativa è quella riformista, perché si crede di cambiare con l’impegno continuo ed appassionato piano piano le cose ed è per questo che decisi di entrare nel partito socialista. Poi nel 1992, dopo la crisi del partito socialista, diventai deputato della Regione Sicilia, quindi passai nel CCD e adesso nell’UDC.
Perché tra la Casa delle Libertà e l’Ulivo ha scelto la via che porta a Berlusconi e non quella che porta a Rutelli?
Non ho scelto Berlusconi o Rutelli ma ho scelto solo di essere coerente con le mie idee che trovavano in passato strumento concreto nel partito socialista e che trovano oggi, da buon socialista, strumento concreto nella Casa delle Libertà. Valori per me fondamentali, come il rispetto per gli altri, la tolleranza, la libertà, il dialogo, sono inconcepibili per la sinistra che non lascia spazio al confronto e al dialogo ma che porta avanti il sospetto come anticamera della giustizia ed il giustizialismo. Principi questi ultimi lontani dal mio modo di essere e dal mio modo di fare politica e che sono invece baluardi della sinistra. Nella Casa delle Libertà c’è rispetto per la persona e per la centralità della stessa nella vita e nella politica.
Lei è stato membro della V Commissione ed è membro della VII e XII Commissione della Camera dei Deputati. Dia dei flash sugli impegni che porta avanti.
Impegno costante teso a ridurre il divario esistente tra le due Italie. Oggi, nel momento in cui vogliamo realizzare l’Europa, non possiamo permetterci il lusso che all’interno della stessa ci siano dei Mezzogiorni che abbiano tenore di vita, prodotto interno lordo e qualità complessiva della vita che sia assolutamente inferiore a quella delle altre realtà “vicine di casa”. Non c’è dubbio che il nostro impegno è stato quello e sarà quello, soprattutto in Commissione Bilancio, di riequilibrare il Paese, facendo in modo che il sud possa essere messo nelle stesse condizioni del nord; non si richiedono l’assistenzialismo degli anni ’70 ed ’80 o elemosina o i soldi ma solo pari opportunità. Se al nord ci sono 1000 km di autostrada ed aeroporti intercontinentali, 1000 km di autostrada ed aeroporti intercontinentali devono esserci anche al sud; sono favorevole alla devolution e al federalismo di Bossi, non ho paura perché ho la certezza che se si parte nelle stesse condizioni, siamo più bravi ed intelligenti ma se le condizioni sono diverse la partita è sleale. Questo delle pari opportunità tra sud e nord è un impegno molto concreto che vogliamo perseguire. Per quanto attiene la Commissione sulla Pubblica Istruzione e sulla Cultura, devo dirti che abbiamo dato un contributo molto importante alla riforma della scuola che è stata presentata dal Ministro Moratti perché si tratta per noi di un problema rilevante. Nella scuola italiana ci sono grandi problemi: c’è il disagio dei docenti che percepiscono stipendi inadeguati e che non riescono ad arrivare alla fine del mese e c’è il disagio degli studenti che non capiscono cosa studiano e a cosa serve ciò che studiano. I programmi sono assolutamente inadeguati con i tempi, i ragazzi hanno ragione. Per eliminare tali disagi bisogna aumentare necessariamente gli stipendi dei docenti ed aggiornare i programmi di studio che devono essere finalizzati ad una preparazione umanistica e permettere l’inserimento del giovane nel mondo del lavoro che è in continua evoluzione così come dovranno essere i programmi di studio per essere al tempo.
Lei è stato, Onorevole, il primo firmatario della proposta di Legge avente per oggetto disposizioni in materia di regolarizzazione di versamenti dei contributi e dei premi previdenziali ed assistenziali obbligatori. Ci illustri i principi generali di questa proposta di legge.
Si tratta, amico mio, del condono previdenziale. Prima della riforma fiscale il Ministro Tremonti ha emanato il condono fiscale, prima della riforma previdenziale è giusto che si emani il condono previdenziale. Tra l’altro è il condono che riguarda la parte più nobile del paese, i ceti più produttivi, le piccole e medie imprese, gli artigiani ed i commercianti, i datori di lavoro che negli ultimi anni hanno peraltro subìto un sistema sanzionatorio assolutamente iniquo rispetto al mancato pagamento dei contributi. Fino al 2001 abbiamo avuto un sistema che ha determinato il pagamento addirittura del 100%, del 200% e del 300% dei contributi che dovevano essere versati se non venivano pagati entro la scadenza; lo Stato diventava usuraio. Questo ha determinato negli anni una problematica che riguardava milioni di contribuenti, piccoli e medi imprenditori che adesso hanno i beni pignorati dall’esattore che doveva riscuotere i contributi per conto dello Stato e porterà al fallimento vero e proprio delle aziende se non si interverrà con il condono previdenziale. Nel momento ripeto, in cui si è fatto il condono fiscale ed il condono edilizio, sembra giusto fare anche il condono previdenziale. Questa battaglia la porteremo avanti con energia e determinazione, si tratta di giustizia ed equità.
Pubblicato su “Il Giornale d’Italia” in data 11.02.2004