“Cuore, grinta ed umiltà: Antonio Conte capitano degli ultrà”
Mi piace iniziare a parlare di Antonio Conte -trentacinque anni da Lecce- partendo proprio dal titolo: “cuore, grinta ed umiltà: Antonio Conte capitano degli ultrà”, che altro non è che il coro affettuoso ed appassionato con il quale da oltre un decennio i supporters della Juventus inneggiano al loro capitano; testo riportato peraltro, anche oggi che il “guerriero” ha appeso gli scarpini al chiodo, a caratteri cubitali con scritta bianca su sfondo nero, in uno striscione che troneggia nella curva “Gaetano Scirea” dello Stadio Delle Alpi di Torino. Questo sentimento di passione e stima per Conte ha contagiato non solo i tifosi della Vecchia Signora ma tutti gli appassionati di calcio ed i media. Lo abbiamo tutti visto infatti, negli anni, sudare e sgomitare come Beppe Furino, correre e segnare goals importanti come Tardelli, alzare in ogni latitudine del mondo coppe come prima di lui avevano fatto Zoff e Scirea; uno che fa le cose che nella Juve hanno fatto Furino e Tardelli, Zoff e Scirea, merita senz’altro uno striscione del genere ed un posto nel firmamento del calcio. Oggi, a trentacinque anni suonati, con la solita grinta ed il solito entusiasmo, il “guerriero”, così come mi aveva anticipato un paio di anni fa al termine di un allenamento a Torino e qualche mese fa in occasione di una trasferta a Roma, ha deciso di studiare da allenatore e non ha ceduto alle lusinghe di … Zeman “l’accusatore”, che lo voleva nel centrocampo del Lecce delle meraviglie.
Per quale squadra tifavi da bambino?
Per due squadre, il Lecce e la Juventus. Lecce perché è la squadra della mia città e Juventus perché in famiglia tutti sono juventini e mi hanno contagiato… per fortuna!
In quale squadra hai iniziato a giocare e in quale ruolo?
Ah, ah… nella Juventina Lecce, una squadra dilettantistica di cui era Presidente mio padre. Ho iniziato a centrocampo, facevo la mezzala, un ruolo bello ed affascinante che con il tempo è scomparso poi è ritornato poi è ricomparso.
Venti anni in serie A con Lecce e Juventus e l’esperienza bellissima con la Nazionale. Hai girato il Mondo, raccontami l’emozione più bella.
Venti anni stupendi in cui ho conosciuto tante persone, tanti amici, tanti tifosi, tante città e tante, tante vittorie. Ricordo con gioia l’emozione per l’avventura ai mondiali e agli europei con la Nazionale dove siamo arrivati secondi in tutte e due le competizioni e ricordo con una emozione ed una gioia unica la vittoria in Italia, a Roma, della Champions League. Sensazioni bellissime che porterò sempre dentro di me insieme agli scudetti e alle altre competizioni che ho vinto.
Fascetti, Trapattoni, Lippi, Sacchi, Ancellotti e Zoff. Me li metti in ordine di preferenza?
Non posso proprio Ercole, per me sono stati tutti importanti e tu sai quanto io sia sensibile e quanto rispetti ogni persona. Tutti mi hanno dato qualcosa e sono stati per me fondamentali; c’è chi mi ha insegnato tattica, chi tecnica, chi mi ha aiutato nei momenti difficili e chi mi ha fatto credere sempre più in me e chi è stato importante dal punto di vista umano. Ho un ottimo ricordo di tutti ed un buon rapporto con tutti.
E di Capello che mi dici? Avrebbe potuto spendere una parola per farti rimanere ancora bianconero.
Bianconero, e tu lo sai, lo sono sempre stato e lo sarò per sempre, quanto a Capello posso solo dirti che non ho avuto la fortuna di lavorare con lui ma sono certo che è un grandissimo allenatore con grandi doti professionali e caratteriali. Ovunque ha allenato ha vinto, a Milano come a Madrid e Roma e vincere in piazze “calde e particolari”, come Madrid e soprattutto Roma, evidenzia quanto sia bravo e capace. Quanto al mio rapporto con la Juve, beh che dire, io speravo di rimanere e ho dato delle condizioni, la società voleva offrirmi un anno, non ci siamo accordati ed è finita una splendida storia d’amore in campo ma che continua a tutti i livelli con la società ed i tifosi.
Che rapporto hai con i tifosi di Juve e Lecce?
Splendido, fantastico, meraviglioso con quelli della Juve. Loro hanno sempre visto in me un tifoso in campo pronto a lottare per la Juve come avrebbero fatto loro. Buono con quelli del Lecce. Io sono molto attaccato alla mia terra e alle mie origini, ricordo l’esordio in A e le belle esperienze con la maglia salentina ma qualche ultrà vuole essere protagonista e rovinare un rapporto che invece, torno a ripetere, con la stragrande maggioranza dei tifosi leccesi è buono.
Parliamo un po’ di sociale. Sai che ci sono tuoi coetanei, militari, in giro per il Mondo in nome della libertà e delle democrazia. Che mi dici del servizio che espletano?
Ammiro profondamente sia loro che le loro famiglie per i sacrifici che sostengono per affrontare le missioni internazionali cui sono impiegati. È lodevole il loro servizio ed il loro approccio verso quei Paesi in cerca di libertà e democrazia. Sono certo che stanno facendo un lavoro di grande importanza per tutta la comunità internazionale. Li stimo e li saluto con affetto.
E proprio in tema di sociale, l’On. Salvatore Cicu -Sottosegretario di Stato alla Difesa – vuole organizzare per la prossima primavera in Sardegna una partita di calcio per beneficenza tra campioni di ieri e di oggi. Sarai presente all’appello?
Se non avrò impegni senz’altro. L’iniziativa merita il plauso di tutti perché quando si parla di beneficenza non ci sono idee politiche o sportive che tengano e tutti devono partecipare per la riuscita dell’evento. Dì pure all’Onorevole che farò di tutto per esserci.
Il 25 Maggio 2005 la Juventus potrebbe essere … ad Istanbul per la finale di Coppa dei Campioni. Se ciò accadesse tu dove vedrai la partita?
Bella domanda! Ad Instanbul ovviamente, o da tifoso o…
O… cosa?
Tra me e la Juventus i rapporti sono ottimi e la società sa che io voglio fare l’allenatore. Al momento ho il patentino di terza categoria, a Giugno a Coverciano inizierò l’iter per prendere quello di seconda categoria e poi proseguirò fino alla prima. Chissà, hai visto mai….
A presto capitano.
Forza Juve … capitano.
Pubblicato sul “Corriere del Sud Lazio” n. 41 del 2004