Dino Fava: “mi diverto a segnare tanti goal”

Nella galleria dei personaggi che abbiamo incontrato ed ospitato sulle pagine del nostro giornale non poteva mancare di certo Dino Fava, centravanti dell’Udinese e calciatore che molti nostri lettori hanno visto più volte, negli anni, giocare nei campi della nostra provincia quando indossava le maglie del Falciano, dello Scauri Minturno e del Formia. Giocatore tenace e di temperamento, Dino Fava è dotato di grandissimo opportunismo sotto rete, di una buonissima elevazione, di un ottimo colpo di testa e di un grande senso della posizione, doti che lo hanno portato alla ribalta del calcio professionistico e che lo hanno imposto all’attenzione degli addetti ai lavori e dei media. Ma la dote più grande che ha per me Dino è l’attaccamento alla sua famiglia, alla sua terra, alle sue abitudini e ai suoi amici. Mi capita spesso di incontrarlo o di sentirlo per telefono e prima di parlare della partita o dell’allenamento appena finito, Dino mi chiede sempre notizie sulla nostra zona, sulle manifestazioni che si organizzano, sulle squadre locali per le quali ha giocato, su questo o quell’amico. Dino è rimasto anche oggi che gioca con Jankulosky e Sensini al Delle Alpi o al Meazza, quel ragazzino tutto gel con il quale correvo spensierato appresso ad un pallone sulla spiaggia di Scauri e che amava la famiglia, gli amici ed una vita tranquilla. In occasione della pausa del campionato ci siamo ritrovati in un pub e dinanzi ad una birra abbiamo finito per parlare …di pallone.

Per quale squadra tifi Dino?

Per due squadre: Udinese e Juventus, non dimenticando però tutte le altre squadre nelle quali ho giocato e per le quali ho sempre interesse. La prima è la squadra nella quale gioco e per la quale lavoro; la seconda è la squadra del cuore, mio padre mi mise nome Dino in onore di Zoff tanto era ed è il suo attaccamento per la Juve e la sua stima per il suo portiere. È evidente che nascendo in un clima così non potevo non appassionarmi alla “Vecchia Signora” e tifare per lei.

A che età hai iniziato a tirare calci ad un pallone?

I miei genitori mi raccontano che ho iniziato da piccolissimo a tirare calci ad un pallone o tutto ciò che somigliasse ad un pallone e a divertirmi anche da solo correndo appresso ad una palla. La passione che mio padre aveva per il calcio ha fatto sì che fossi aiutato a proseguire in maniera più seria in questo sport e intorno ai dieci anni ho iniziato a giocare con maggiore continuità ed impegno al calcio a Sessa Aurunca e a Mondragone. Già a quindici anni militavo nel Falciano in Promozione e di lì sempre più in alto sino alle esperienze che tu ricordi perfettamente di Formia e Scauri Minturno, che mi hanno consacrato “calciatore” ed avviato al professionismo.

L’intervento di Dino, ogni anno puntuale, ad un evento che insieme a Massimo Moni ho organizzato per molti anni a Minturno. In foto, qui con noi, Romolo Del Balzo

A chi senti il dovere di ringraziare per dove sei arrivato?

Sai bene Ercole quanto sia legato ad ogni istante della mia vita, ad ogni cosa che ho fatto, agli affetti e alle amicizie, al mio paese e alle squadre nelle quali ho giocato. Credo che la vita sia un collage di momenti e di fatti e che tutte le esperienze vissute formino nel bene e nel male anche il carattere ed il comportamento di un individuo. Se è vero poi, come molti dicono, che al di là dei meriti sportivi sono anche e soprattutto un bravo ragazzo, questo lo devo all’educazione dei miei genitori, all’amore di Ida e di mio figlio Cristian, al grande affetto dei miei fratelli e di tutta la famiglia e agli amici che ho e che si sono dimostrati tali anche nei momenti difficili. Bene, a tutti devo un grazie perché mi hanno aiutato a coltivare la mia passione che poi è diventata una professione affascinante ed impegnativa. Ringrazio di cuore anche tutte le società nelle quali ho giocato e tutti i compagni di squadra ed i mister che ho avuto fin da quando ero piccolino e correvo per i campi di Sessa e Mondragone sino ai verdi prati della serie A. Tutti per me sono stati importanti e mi hanno insegnato qualcosa: chi uno stop, chi a saltare bene di testa, chi a correre in maniera più corretta, chi a giocare per la squadra e chi, come Antonio Fragasso, che mi portò alla primavera del Napoli, a non mollare mai e a credere sempre in me stesso.

Qual è il goal più bello che hai fatto?

I goal per un attaccante sono tutto, sono la come benzina per una macchina e quindi sono tutti belli ed importanti. Alcuni li ricordi perché rappresentano per te una ricorrenza importante: il primo nel calcio professionistico, il primo in serie A, il primo al rientro da un infortunio, il primo che dedichi a tuo figlio e tanti altri ancora. Ne ho fatti e spero di continuarne a farne molti, quando si “gonfia” la rete sono felice come quando un ragazzino vede la cioccolata! Ma su tutti, hai ragione, c’è un goal che porto nel cuore. Quello realizzato con la Nazionale under 18 in rovesciata contro la Jugoslavia. Stupendo, ricevetti i complimenti di avversari, compagni, dirigenti della nazionale e giornalisti; sono talmente affezionato a quel goal, che come sai, porto la foto ritagliata dal giornale nel portafogli, insieme a quella dei miei cari.

A Roma, nel ritiro dell’Udinese

Per te Dino, il calcio, con il suo doping farmaceutico ed amministrativo e talvolta la sua inaudita violenza è ancora una “palestra” di vita?

Sì, sì senz’altro. Apparteniamo tutti e due in un certo qual modo a questo meraviglioso mondo: io ci vivo più che dignitosamente e ci faccio vivere bene anche la mia famiglia e tu che sei amico di molti calciatori e scrivi molto anche di calcio sai perfettamente che il calcio è fatica, è impegno, non si arriva a certi livelli senza sacrifici e senza fatica. Il calcio è per la maggior parte bambini giocosi che corrono dietro ad un pallone e genitori affettuosi ed appassionati che li accompagnano agli allenamenti e alla partita, esattamente come facevano i miei con me. Non ammetto in generale la violenza, pensa quanto posso condannarla nel calcio che è, e che dovrà restare per sempre, un gioco. A me piace pensare, e sono convinto che così è, che per la maggior parte dei casi il calcio è pulito, è armonia, confronto, impegno e lealtà, perché questa è la mia esperienza diretta in tanti anni di calcio e di sudore; non sono fuori dal Mondo e leggo anche io i giornali pertanto so che si parla di doping amministrativo e farmaceutico ma non so proprio che dirti perché io conosco solo il pallone e l’impegno della palestra, è questo il mio calcio e il calcio che voglio insegnare a Cristian.

Perché Cristian già gioca?

Beh qualche vaso già lo ha rotto in casa…

Ti cercano per il mercato di Gennaio, le società di mezza serie A, mezza serie B e il Napoli. Con chi giocherai il giorno della Befana?

Ercole quando parlo con te parlo con un fraterno amico prima ancora che con un giornalista e quindi sai sempre tutto nei minimi dettagli. Questa volta però non so dirti niente di concreto se non confermarti che mi cercano decine di squadre prestigiose e che tra le società di serie A e serie B interessate a me è spuntato a sorpresa anche il Napoli, che mi vuole al centro del suo attacco per risalire la classifica e raggiungere il traguardo della promozione. Sono lusingato di tanta stima e sono attento, insieme alla mia famiglia e al mio procuratore, ad ogni richiesta, ma il mio primo obiettivo è quello di restare ad Udine dove ho fatto benissimo lo scorso anno e dove sono entrato nel cuore dei tifosi e dei compagni. Sono certo che se rimarrò ad Udine avrò modo di farmi spazio e di far bene anche quest’anno, la società è solida e la squadra sta facendo un ottimo campionato, sarebbe bello poter restare. È evidente comunque che se accettassi il trasferimento in un’altra società lo farei solo se convinto di poter giocare in una squadra di livello e con ambizioni e devo dire che tutte quelle che mi hanno cercato hanno queste credenziali…

Abbiamo parlato spesso Dino di qualche nostro conoscente in servizio in terre lontane in nome della libertà e della democrazia. Che messaggio ti senti di lanciare ai militari italiani e ai volontari impiegati all’estero?

Come prima cosa sento il desiderio di salutarli affettuosamente tutti e di complimentarmi per il lavoro altamente umanitario che stanno facendo e per il modo sereno in cui operano. Stanno facendo vedere al Mondo intero di che “pasta” sono fatti gli italiani: generosi, leali, preparati, determinati, seri. Auguro sia a loro che alle loro famiglie un 2005 felice e sereno.

Giannichedda,  Pecchia,  Altobelli,  Carnevale, Nela, Brunner, Lotti, Serao, Trovò, Faccenda, Policano, Santin, … Fava e tanti altri i campioni che hanno giocato o allenato nella nostra zona. Credi che il mio sogno di formare una squadra tra le province di Frosinone e Latina che vi comprenda tutti sia possibile?

Sarebbe bello, intanto già ci riunisci a Minturno tutte le estati per il memorial che organizzi, chissà che un giorno non riesci anche in questa impresa. Intanto però fammi giocare ancora qualche anno in serie A, poi vengo a chiudere la carriera lì. Sarebbe bello davvero.

Un saluto per i nostri lettori.

Un saluto cordialissimo e gli auguri più sinceri per un nuovo anno felicissimo ed in pace.

Pubblicato sul “Corriere del Sud Lazio” n. 50 del 2004

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