Mirko Bellodi: un portiere bravo e di grande esperienza
Anche Mirko Bellodi, trentetrè anni da Suzzara, in provincia di Mantova, è passato per il sud pontino e si è fatto le ossa, un po’ di esperienza ed amicizie vere a Formia, città nella quale ha vissuto per un anno e nella quale ha giocato per difendere la porta della squadra che a quel tempo militava in serie C2. Così, come Brunner, Lotti, Anellino, Fava, Giannichedda, Pecchia, Serao, Carnevale, Faccenda, Altobelli, Nela, e i mister Arrigoni, Somma, Falso, Di Costanzo, Santin e il suo attuale allenatore Di Carlo – tutti giocatori che hanno giocato in serie A, B e C e alcuni dei quali hanno anche vestito la maglia della Nazionale- anche Bellodi ha conosciuto le province di Latina e Frosinone, la bellezza paesaggistica e naturale delle stesse, la bontà della gente che le abita e la forza delle squadre che vi giocano. Proprio come Alex Brunner, altro “straniero” in terra aurunca, anche Mirko si è innamorato della zona a cavallo tra Roma e Napoli, delle sue tradizioni e delle sue bellezze, al punto di parlare ancora oggi, a distanza di oltre dieci anni dalla sua permanenza a Formia, con estremo affetto e assoluto trasporto di quella esperienza che egli stesso definisce “indimenticabile e ritiene lo abbia aiutato a maturare, a diventare uomo e ad imporsi nel calcio che conta.” Così, dopo ricordi del passato e promesse per il futuro, Bellodi ha parlato delle ambizioni personali, dei traguardi da raggiungere con il Mantova e della beneficenza che i calciatori devono promuovere a favore delle persone più bisognose. Ne è uscito il ritratto, bello e pulito, del ragazzo che ho conosciuto undici anni fa a Formia e che in una piovosa giornata primaverile mi parlava timidamente, già a quel tempo, delle sue ambizioni e della sua voglia di arrivare nel calcio vero, quello della televisione e dei giornali, quando eravamo solo… giovani calciatori ed aspiranti giornalisti. Bellodi, proprio come tutti i campioni ed amici che ho citato sopra, è rimasto un ragazzo semplice, legato alla sua famiglia, ai valori tradizionali della vita e al suo lavoro, che gli ha permesso di togliersi grandi soddisfazioni e di ottenere professionalmente ed economicamente ciò che ha sempre desiderato. La forza di questo campione di un metro e novanta per ottanta chili sta proprio nella serenità, nella serietà e nella sicurezza che gli infonde la famiglia oltre, evidentemente, che nelle indubbie e considerevoli doti tecniche che negli ultimi anni lo hanno imposto sempre più frequentemente e a ragione all’attenzione dei media.
Che ricordi hai della tua esperienza di Formia?
A dir poco ottimi. Ricordo perfettamente sia i compagni di squadra che i dirigenti, i tifosi, la città. Sono stato benissimo lì, c’era un clima bellissimo e delle zone meravigliose, tutto andò bene tranne purtroppo la squadra che retrocesse a fine campionato nonostante l’impegno. Ricordo comunque positivamente quella esperienza che mi ha molto maturato umanamente e professionalmente e che ha segnato una tappa fondamentale nella mia carriera.
A questo punto è d’obbligo una parola su tre persone: Antonio Fragasso, Carmine Falso e Franco Anellino.
Mi parli di tre persone che ho nel cuore e delle quali ho un giudizio positivissimo. Antonio Fragasso è un grande Direttore sportivo ed è una persona seria e competente, ancora oggi mi sento al telefono con lui. Carmine Falso è un allenatore determinato e capace, che sa tenere bene il gruppo e che è preparato e disponibile; Franco Anellino, oggi in serie A al Siena come allenatore dei portieri, è un ragazzo serissimo ed un professionista di valore che mi ha insegnato molto nell’anno in cui mi ha allenato a Formia dove ricopriva l’incarico che oggi ricopre in serie A. Tre ottime persone che ricordo con affetto e riconoscenza e che hanno fatto tanto per il calcio in quella zona.
Molti giocatori di serie A, B e C,del passato e del presente, sono passati infatti per Formia, Scauri di Minturno, Gaeta, Frosinone e Latina…
E questo conferma quello che penso, che si tratta cioè di una zona ricca di talenti e di dirigenti, preparatori e allenatori ai vari livelli, preparati e capaci.
Per quale squadra tifavi da bambino?
Per il Milan.
In quale squadra, a quale età e in quale ruolo hai iniziato a giocare?
Ho iniziato a giocare a circa dieci anni, da portiere e nelle giovanili del Suzzara, la squadra della mia città.
A chi senti il dovere di dire grazie per dove sei arrivato?
Ognuno degli allenatori, dei preparatori e dei dirigenti che ho incontrato nella mia carriera mi hanno insegnato qualcosa ma in questo momento sento di dire grazie a due persone in particolare, a mister Benevelli che mi allena da sette anni qui a Mantova e a me stesso. Ho dovuto lavorare e faticare molto per arrivare dove sono arrivato, sono stato per molto tempo lontano da casa e dagli affetti più cari ma alla fine sono riuscito ad ottenere quello che volevo e ad arrivare dove volevo.
A proposito di affetti, so che sei molto attaccato a tua moglie e ai tuoi due figli.
Amo molto la mia famiglia, con Tamara, mia moglie, ho un rapporto bellissimo così come con il miei due figli, Gabriele di cinque anni e la piccola Margherita, di appena tre mesi. Siamo una famiglia molto unita e tradizionale e sono molto felice per questo.
Credi che oggi, con il doping amministrativo e farmaceutico il calcio rappresenti ancora una sana palestra di vita per i nostri figli?
Sì senz’altro, perché gli errori commessi da pochi non possono essere attribuiti a tutti, non si deve mai generalizzare. A fronte di pochi che sbagliano o sono scorretti ci sono milioni di persone oneste che praticano questo sport a tutti i livelli e in tutto il mondo con impegno, fatica e sacrifici. A me è sconosciuto il doping, mi piacciono il sudore, la palestra, l’allenamento, così come i bambini che si affacciano nel mondo del calcio inseguono i loro idoli o il raggiungimento di un traguardo futuro solo correndo, cadendo sui campi di terra e rialzandosi per rincorrere l’avversario e tirare il pallone. Tutto questo è per me il calcio, una sana e leale competizione che unisce i giovani e li fa crescere onestamente e sportivamente e che non può e non deve essere infangato da pochi, pochissimi disonesti.
Nei giorni scorsi, per ben due volte, il Presidente Lori mi ha parlato in termini entusiastici di te. Che rapporto hai con i tuoi attuali compagni e con la dirigenza del Mantova?
Ho un ottimo rapporto con tutti i compagni e con tutto lo staff societario del Mantova; il Presidente Lori è un Presidente molto giovane e competente, è molto presente e questo aiuta e stimola senz’altro la squadra, che sono ormai diversi anni che fa bene.
Dove pensi possa arrivare quest’anno il Mantova?
La salvezza è il nostro obiettivo primario e la gente ride quando diciamo questo perché siamo primi in classifica e crede che vogliamo raggiungere altri traguardi. In verità i programmi societari prevedevano all’inizio del
campionato proprio la salvezza ed ora, una volta raggiunti i punti previsti per questo obiettivo, ci guarderemo in faccia e stileremo un programma di ambizioni senz’altro diverse all’inizio.
Pensi che raggiungerete la serie A?
Beh, è un campionato difficile quello di B, però se continuiamo così potremmo farcela.
Qual è la forza del Mantova?
La serietà e la competenza di tutto lo staff societario, la costante presenza del nostro Presidente, il calore e la passione dei nostri tifosi e, consentimi di dire, la bravura, l’esperienza e la serietà di tutti noi giocatori.
Cosa prevedi nel tuo futuro? Sei contento che il tuo nome circola in serie A?
E come potrei non esserlo? Sono lusingato che siano stati notati il mio impegno ed il mio talento ma sono felice di giocare per il Mantova e mi auguro di raggiungere traguardi sempre più prestigiosi con questa società alla quale sono affettivamente molto legato. Se poi un giorno mi sarà offerta la possibilità di migliorare la mia professione e di raggiungere la serie A, valuterò con felicità ed attenzione.
Sono molti anni che giochi ad alti livelli, sensazioni ed emozioni.
Ho girato l’Italia per …guadagnarmi la pagnotta ed arrivare dove sono, ho un ricordo bellissimo di tutte le mie esperienze perché ovunque ho giocato ho imparato qualcosa tecnicamente o umanamente e conserverò per sempre ricordi bellissimi ed emozionanti.
Calcio e sociale: credi che i giocatori devono fare qualcosa per gli altri?
Credo che si debba sempre aiutare chi ha bisogno e i calciatori sono molto sensibili a questo argomento.
Cosa pensi dei tuoi coetanei, militari delle Forze Armate e della Croce Rossa, che rischiano la loro vita in giro per il Mondo, in nome della libertà e della democrazia?
Che sono molto coraggiosi, che lavorano per il bene della collettività e che portano aiuto a Paesi che hanno sofferto. Li ammiro molto.
Come ogni anno, anche la prossima estate organizzerò a Scauri di Minturno una partita per ricordare un Ufficiale della Croce Rossa Italiana e un Carabiniere, scomparsi prematuramente, alla quale prenderanno parte giocatori di serie A, B e C del passato e del presente. Ci sarai?
Come già ti ho detto qualche giorno fa, ti assicuro la mia presenza e sarò in campo per la partita e rimarrò qualche giorno nella tua splendida zona.
Intervista in esclusiva per ” Cento Voci” realizzata in data 01.11.2005