Andrea Margelletti: il Ce.S.I al servizio delle Istituzioni
Ho conosciuto alcuni anni fa il Professore Andrea Margelletti e sono a lui sinceramente legato da stima ed amicizia. Margelletti è un giornalista, Presidente del Centro Studi Internazionali, esperto in relazioni internazionali e gran conoscitore del Medio Oriente. Genovese, trentanove anni, coniugato, è uno dei volti giornalistici più noti della televisione; lo vediamo discernere con consumata esperienza su questo o su quel conflitto, nel salotto di Bruno Vespa come negli approfondimenti serali del TG2 e ammiriamo la sua eleganza, la sua serietà e la sua professionalità, che catturano l’interesse del telespettatore, sempre più affamato di notizie “vere” e non “di seconda mano”. Di Margelletti la gente si fida, apprezza lo stile e la veridicità delle sue notizie e lo vede sempre come un tecnico e non come un ospite di parte.
Allora Andrea, compiti e funzioni del Ce.S.I.?
Si tratta di un Istituto di analisi politica che tratta principalmente di relazioni internazionali e che ha una spiccata vocazione nei confronti dei Paesi emergenti del Medio Oriente ed africani. I committenti del Ce.S.I. sono in buona parte istituzionali, sia italiani che stranieri.
Hai una grande esperienza in merito alle crisi internazionali ed hai spesso visto all’opera, da vicino, il personale delle Forze Armate dello Stato e della Croce Rossa Italiana. Racconta la tua testimonianza.
Quello che ha sempre caratterizzato il mio lavoro è stata la ricerca sul campo e per questa ragione, sia da giornalista agli inizi della mia carriera che successivamente, come analista di politica internazionale, ho voluto essere testimone delle operazioni di stabilizzazione per la pace alle quali hanno partecipato le Forze Armate italiane. In tale contesto sono stato, tra l’altro, in Somalia, Monzambico, Kurdistan, Balcani e Medio Oriente. Costante di ciascuna operazione, è l’elevatissimo livello qualitativo del personale italiano ed il fondamentale apporto che ciascun “operatore di pace” anche a livello singolo, ha potuto fornire alle popolazioni di queste martoriate realtà. I soldati e le soldatesse italiane da sempre operano in maniera proficua e sinergica con una realtà, spesso meno conosciuta, ma che permette loro di raggiungere quei risultati di eccellenza nell’assolvimento delle loro missioni, che rappresentano lo standard delle operazioni italiane. Mi riferisco al Corpo Militare della Croce Rossa Italiana che unitamente al Corpo delle Infermiere Volontarie, in innumerevoli casi pagando anche un pesante tributo di sangue, coopera nell’assistenza e nel supporto a quei civili adulti e bambini, vittime di una guerra voluta da chi neanche loro conoscono. Questi uomini e queste donne combattono la guerra più dura, quella contro il dolore degli innocenti.
Come giudichi la politica internazionale italiana?
Da sempre la politica estera dell’Italia ha guardato con particolare attenzione alla cooperazione e allo sviluppo nelle aree più depresse del pianeta. Da oltre venti anni, inoltre, le Forze Armate italiane sono impegnate nel durissimo compito di operare in contesti delicatissimi – tra contendenti spesso decisi a continuare ad odiarsi – con onestà intellettuale e profonda e serena equità. Molto è cambiato dalle Forze Armate “di caserma”, o da quando taluni avevano l’idea che ”… la naja è un anno buttato”. Non da oggi i nostri militari sanno di avere alle spalle un Paese maturo che sa affrontare i sacrifici e i lutti con orgogliosa dignità ed un Governo ben conscio che quando manda i propri giovani in operazioni umanitarie sa che sta inviando i propri “figli” migliori. Mettere a repentaglio chi rappresenta la propria storia con le sue tradizioni, ed il futuro con il sorriso di un ragazzo, lo fa sapendo che solo rischiando possiamo migliorare quella piccola casa dove tutti noi viviamo, che si chiama Terra.
Intervista in esclusiva per “Cento Voci” realizzata in data 04.11.2005