Nella splendida cornice del Teatro Romano di Minturno, a cento metri dal confine tra il Lazio e la Campania, ho avuto il privilegio di incontrare e di intervistare il Colonnello Maestro Massimo Martinelli, Direttore da ben ventidue anni della Banda dell’Arma dei Carabinieri. Più volte, in virtù dei rispettivi ruoli professionali e in particolar modo quando ho ricoperto incarichi in ambito governativo, mi era capitato in questi vent’anni di incontrare il Maestro ma non c’era stata mai occasione proficua per colloquiare ed andare oltre un caffè. In occasione del Concerto che la Banda dell’Arma ha tenuto a Minturno, a due passi da Scauri e a quattro da Napoli, ho avuto il piacere  di intrattenermi a lungo con il “Col.” e di scoprire ed apprezzare da vicino la bellezza dei sentimenti che animano la sua persona. Un alto Ufficiale dei Carabinieri, un Maestro di musica con la “M” maiuscola, Direttore di una delle Bande più belle e più apprezzate al mondo, Massimo Martinelli è  tutto questo ma prima di tutto questo è una persona semplicissima, profonda, sensibile, dedita alla famiglia e che si emoziona per la foto che gli chiede un bambino.

Colonnello parlami del tuo nucleo familiare perché dietro ad una persona vincente devono evidentemente esserci radici forti e stabili. Sei sposato, hai figli?

Sono sposato da più di venticinque anni con Paola, anche lei è una pianista, docente di lettere a un liceo artistico e ho una figlia, Marianna, che si sta laureando in musica e in storia all’Università “La Sapienza” di Roma e che si sta per affacciare al mondo delle professioni e vedremo quindi a breve che cosa farà nella vita perché sta tenendo aperti questi due canali, sia il canale musicale che quello letterario-storico, con il quale potrebbe probabilmente in futuro insegnare.

Quando è nato il tuo interesse per la musica, perché e, soprattutto, cosa lo ha stimolato?

Il mio interesse per la musica è nato molto presto perché da bambino mia madre mi mise su un pianoforte già all’età di cinque anni. La passione però si è sviluppata con il passar degli anni e nel tempo è emerso in me, in età un po’ più adulta, il desiderio di farla diventare la mia professione. Quando ero studente al  Liceo scientifico Avogadro di Roma decisi infatti di fare il musicista e quindi ho puntato nel proseguo degli studi  sugli aspetti prettamente musicali e mi sono poi laureato in Etnomusicologia all’Università “La Sapienza”. Diciamo quindi che a quattordici/ quindici anni ho messo la freccia per spingere sul “canale musicale” e riconduco sostanzialmente a quell’età l’inizio vero e proprio della mia passione, che nel tempo ha poi sposato interessi sempre più ampi nel settore musicale fino per esempio a farmi innamorare della Banda.

Le tue specializzazioni, se così posso chiamarle, quali sono?

Al Conservatorio di Santa Cecilia mi sono diplomato in composizione con Teresa Procaccini e in direzione d’orchestra con Aprea, nipote del grande musicista Tito Aprea e poi,  nell’ultimo periodo della mia fase di formazione, mi sono dedicato alla Banda e il percorso è stato abbastanza rapido perché sono transitato dal primo posto vinto nella Guardia di Finanza nelle vesti di archivista a fare il Vicedirettore.

“Archivista”, spiegami meglio.

Sì, sì, è un incarico abbastanza particolare, è colui che si occupa di collaborare con il Maestro per la distribuzione delle parti agli orchestrali, per la correzione delle partiture qualora ci sia necessità di fare delle modifiche e di tante altre cose. Come ti dicevo ho continuato il percorso iniziato casualmente nella Guardia di Finanza vincendo il concorso da Vice Direttore e Direttore anche nella Marina Militare per poi vincere nel millenovecentonovantanove quello nell’Arma dei Carabinieri e prendervi servizio quale Direttore nel 2000.

Oltre cent’anni di storia della Banda dell’Arma dei Carabinieri: raccontami come è nata e qualcosa dei quattro Maestri che hanno ti hanno preceduto.

Una storia importante perché è una storia che si lega a doppio filo con i Carabinieri nel senso che, è vero che la Banda dell’Arma venne istituita nel 1920 e che da poco abbiamo festeggiato il centenario, ma è altresì vero che,  in un certo senso, la Banda è nata insieme all’Arma stessa. Non dico nel 1814, ma fin dagli albori era presente nell’Arma una formazione di otto trombetti. All’epoca così venivano chiamati, trombetti e in particolare a cavallo.Loro rappresentano il primo nucleo, il primo embrione musicale all’interno della Forza Armata. Più tardi, attraverso successive trasformazioni, questo piccolo nucleo di trombetti si trasformò in una Fanfara e più precisamente nella Fanfara della Legione Allievi e poi in Banda assumendo l’attuale composizione orchestrale di 102 elementi con un archivista, un Maestro Direttore e un Vicedirettore.

Un archivista, Massimo, che stante  i tuoi precedenti guardi con simpatia.

Assolutamente sì, sì sì. Lo seguo con particolare affetto visto che anche io ho iniziato così.

Quattro Maestri ti hanno preceduto quali Direttori della Banda dell’Arma, cosa mi dici di loro?

Ho cercato di prendere da ciascuno di loro il meglio anche se io non ho avuto il piacere di conoscere direttamente -per ragioni anagrafiche ovviamente- i primi tre Maestri. Ho avuto il passaggio di consegne ventidue anni fa con il  Maestro Vincenzo Borgia, tarantino di origine e che ancora oggi, seppur alla soglia dei novant’anni, ci segue con simpatia ed affetto che noi ricambiamo. Ho cercato da ognuno di loro, come dicevamo prima, di prendere qualcosa perché alcuni hanno curato, soprattutto all’origine, l’aspetto militare, l’assetto formale ed aspetti più pertinenti alle marce che ad altro, mentre i più recenti si sono occupati anche, visto il cambiamento della Banda e la presenza di strumenti sempre più importanti nel numero e nella qualità degli strumentisti, di fare un repertorio sempre più ampio e quindi si è sviluppato anche il repertorio della musica originale per Banda e della musica anche contemporanea scritta da compositori che oggi lavorano con grande capacità  professionale.

Il rispetto delle regole e l’osservanza delle stesse agevolano le Bande Militari rispetto alle Bande civili?

Certamente! La duplice funzione di essere una Forza di Polizia e una Forza Militare sicuramente forma e responsabilizza ed agevola anche il Maestro, in un certo senso, perché coloro che compongono la Banda hanno anche una formazione militare molto davvero molto importante e severa. Ovviamente bisogna sempre ricordare, avendo loro un doppio cuore, che una parte di questo pulsa vivacemente per la musica e, quindi, è d’obbligo trovare il giusto equilibrio. Non ci sono mai stati problemi perché l’aspetto dell’osservanza delle regole da un lato e dell’estro del musicista dall’altro hanno sempre trovato perfetta sintonia e sincronia nella nostra Banda.

Mi stai dicendo che il militare che per passione si occupa anche di giornalismo o di pittura deve tirare fuori, al pari del musicista, quell’estro che talvolta le regole potrebbero limitare?

E’ esattamente questo il punto, hai centrato alla perfezione quello che volevo dire Ercole ma come ti ho detto non abbiamo mai avuto problemi a far coniugare nei musicisti della Banda dell’Arma la militarità del carabiniere con l’estro del musicista.

Avete rapporti con le altre Bande militari e di Corpi dello Stato?

Sì, rapporti di condivisione, pacifica convivenza e stima reciproca. Lunedì prossimo cureremo il concorso che sta volgendo al termine per il reclutamento di un Maestro Direttore nella Banda dell’Aeronautica e questa prova si espleterà nella nostra sede quindi spesso e volentieri collaboriamo fattivamente anche con le altre Forze Armate. Questo avviene non solo per situazioni concorsuali o di studio ma anche in periodi in cui l’attività militare è particolarmente intensa come durante la sfilata del 2 giugno per esempio o altre ricorrenze che conosci bene e nelle quali riusciamo a trovare spazi comuni e momenti di aggregazione.

Sei da una vita musicista e Direttore, quando sali su un palco provi ancora emozione?

L’emozione, quella che ti fa palpitare quando sei giovane, alla mia età riesci maggiormente a controllarla e quindi questo è sicuramente un bene perché il musicista deve essere capace di controllare le proprie emozioni per poterle trasmettere non in modo eccessivo ma nel giusto modo agli altri. Un pianista, un musicista o un solista non potrebbero suonare un programma a memoria se non controllassero le proprie emozioni e il proprio stato d’animo. Dopo tanti anni di vita insieme ci si capisce con un’occhiata, con un gesto, con pochissime parole. Quindi l’emozione rimane mediata da una conoscenza di più lunga durata che fa sì che le cose diventino molto più semplici.

Salite sui palchi di tutto il mondo, cosa provate quando vi esibite all’estero dinanzi ai nostri connazionali che vivono a migliaia di chilometri dal loro/nostro Paese?

Che dirti, un senso di gioia sapendo che li allietiamo con la nostra musica e li facciamo sentire, in un certo modo e per un po’ di tempo più vicini all’Italia e un senso di ammirazione per queste persone che sono state costrette a migrare in una terra lontana in cerca di lavoro e a volte alcune di loro hanno fatto anche una bellissima carriera. Ammirazione e rispetto dunque che fanno comprendere anche l’alto senso morale dell’opera della Banda dei Carabinieri.

A seconda delle platee che andate ad allietare, il vostro repertorio cambia oppure è sempre il medesimo?

Assolutamente sì, noi lo cambiamo sempre. E’ uno sforzo che faccio da vent’anni quello di cercare in ogni luogo dove andiamo di fare proposte musicali adeguate alla circostanza e alle persone.

Sulle note della Fedelissima e dell’Inno di Mameli, il vostro cuore ha vibrazioni più forti?

Assolutamente sì, per tutte e due e poi, credimi, che la Banda dei Carabinieri ha un modo unico di suonare l’Inno Nazionale. Io ho diretto anche altre Bande ma la profondità e l’intensità di come lo esegue la nostra Banda, lasciamelo dire, sarà un qualcosa che si tramanda da musicista a musicista e che parte dai famosi “trombetti” ma sono davvero uniche.

Per alcuni sprovveduti le Bande come del resto anche la formazione del personale rappresentano un costo per le casse dello Stato mentre per me rappresenta una risorsa. Qual è il tuo pensiero al riguardo?

Per me rappresenta assolutamente una risorsa, anzi una grande risorsa ed è uno strumento attraverso il quale il popolo si è avvicinato alla musica. Mi spiego meglio, la diffusione delle Bande in Italia è molto più ampia di quella delle Orchestre sinfoniche, spesso paesini piccolissimi avevano due o tre bande nelle quali i bambini e i giovani musicisti si formavano e poi, in un secondo momento, magari approdavano in Conservatorio per una formazione musicale più completa e più elevata.  Recentemente Paolo Fresu, ottimo trombettista jazz italiano conosciuto in tutto il mondo, mi ha confidato che le sue prime note le ha fatte in una Banda di Berchidda in Sardegna e questo conferma come le Bande siano importantissime. La musica anche attraverso le Bande nei paesini più sperduti è stato ed è un luogo di formazione per tantissimi musicisti diventati poi di altissimo livello ed ha inoltre portato avanti una funzione sociale secondo me importantissima. Solo supporre di tagliare economicamente e non supportare più le Bande lo reputo un qualcosa di sbagliato e di anticulturale. La Banda è servita, poi, nel nostro Paese a farlo crescere culturalmente a livello musicale, molto più dell’Orchestra, allora non ha senso cercare di annientare un qualcosa che per secoli è andato bene invece di implementarlo per far appassionare i giovani come fanno per esempio in altri Stati europei e negli Stati Uniti dove le Bande vengono utilizzate nella scuola come luogo di formazione per i giovani. Ecco, questo sarebbe da fare anche in Italia anziché pensare di ridurre nei numeri le Bande militari o qualsivoglia altra Banda, scrivilo!

In un momento drammatico in cui Pandemia  e conflitti internazionali ci tolgono la serenità quanto, e qui non lo chiedo al Colonnello ma al musicista, la musica in generale, sia essa pop, jazz, anni ‘60 o classica, di una Banda militare o di paese, di un cd o dell’amico del piano di sopra che suona la chitarra, può allietare l’animo di chi la ascolta?

Beh sì, la musica allieta e fà superare anche momenti difficili. Noi non abbiamo potuto suonare neanche insieme, essendo un gruppo musicale che suona a stretto contatto di gomito e nel momento di maggiore espansione della Pandemia, siamo stati costretti anche a studiare per gruppi, a lasciare a casa le persone e a non poter andare a fare i concerti tutti quanti insieme. Adesso, piano piano, stiamo riprendendo e questo desiderio di riprendere questa passione che c’è nei musicisti, in chi fa musica io lo sento quotidianamente  quindi per noi questo è un momento di ritorno alla normalità e ne gioveremo tutti, musicisti e appassionati di musica. Durante i momenti di “chiusura” la musica la faceva da padrona, si ascoltava sui gruppi social, su youtube, sulle chat private, da un pianoforte o una chitarra e dai balconi ed è stata comunque elemento di aggregazione in un momento per tutti disperato.

Un caro amico comune, il Maestro Marco Misciagna, violista e violinista, Tenente riservista nella Croce Rossa Militare, durante quei giorni difficili vestiva l’Uniforme ed andava ad allietare con il suo violino negli ospedali di Bari i degenti. Musica e solidarietà!

Marco è un grande e ho avuto il piacere anche di vederlo recentemente e spero tanto di collaborare un giorno con lui, è tanto che ce lo diciamo ma prima o poi ci riusciremo. È un musicista che esporta spesso anche la sua passione per i valori alti dello Stato attraverso questa sua opera di divulgazione della musica alternando la viola e il violino. Questo è stato un bel modo, insomma, per far sentire alla gente che i musicisti sono vicini alla gente e non è questo un gioco di parole ma la realtà. L’abbiamo fatto anche noi come Banda dell’Arma andando a suonare in una struttura di disabili che abbiamo vicino alla nostra caserma  a pochi centinaia di metri da San Pietro ed è stata una giornata molto bella perché abbiamo condiviso insieme a queste persone più sfortunate un momento di distrazione e serenità. Facciamo spesso attività del genere e ci riempie il cuore poter portare note di musica ed umanità come quando andiamo per esempio al Bambin Gesù di Roma a trovare quegli splendidi bambini.

La pagina più bella, Massimo, della tua carriera da Direttore della Banda dell’Arma? In tanti, al termine dei concerto vengono a stringerti la mano, da capi di Stato a governanti, da personaggi famosi e pubblici a semplici cittadini, passando anche per …un Papa. Quale stretta di mano porti nel cuore?

Io sono stato molto fortunato perché ho vissuto un’epoca d’oro della Banda dell’Arma dal momento che nel 2011 c’è stato il centocinquantesimo Anniversario dell’Unità d’Italia e noi abbiamo suonato alla Scala di Milano, perché il 2014 è stato il bicentenario della Banda dell’Arma e ci siamo esibiti per una serie di concerti ad esso connessi, perché il  2020 è stato il centenario della Banda dell’Arma dei Carabinieri.  Abbiamo suonato al Senato della Repubblica, alla Camera dei Deputati quando è andato in visita Papa Wojtyla (che andava in vacanza dalla Suore Polacche a Scauri ndr), insomma, per me sono state tutte esperienze bellissime ed emozionanti in particolar modo vedere da vicino e, consentimi, sentire la “santità” di colui che poi è stato proclamato Santo. Un’emozione unica! Per ritornare alla tua domanda le strette di mano sono tutte belle ed importanti, ricordo quella del Presidente Scalfaro che mi emozionò molto e poi vedere ed incontrare  i bambini che vengono ai nostri concerti e potergli stringere la mano alla fine o vedere che sono contenti di aver assistito ad un bello spettacolo è e resta la cosa che mi dà più soddisfazione.

Minturno, terra di cultura, arte e storia. Tra un’ora, in questo splendido Teatro Romano, vi esibirete…

Sarà un grande piacere tenere un concerto in questo splendido sito dove ora noi due siamo seduti con nonchalance ma che segna la storia di un territorio e di un Paese. Sarà bello condividere con tutti voi la nostra musica in uno scenario, ripeto unico e che consente per la prima volta durante gli ultimi ventidue anni, ovvero durante la mia Direzione, la possibilità per la Banda dell’Arma di suonare in un Teatro Romano.

Ultimissima: cosa farai da grande?

Ho ancora quattro anni di servizio che onorerò nel migliore dei modi e poi deciderò. La musica è una passione che rimane e la puoi portare con te fino agli ultimi giorni della tua vita quindi io spero sempre di averla con me.

2 pensiero su “A tu per tu con il Colonnello Maestro Massimo Martinelli, Direttore della Banda dell’Arma dei Carabinieri”
  1. Complimenti caro Ercole, anche per la capacità di trasmettere con chiarezza e semplicità informazioni emozionanti del tuo intervistato, facendo percepire un momento di simbiosi partecipata con il lettore. Un caro abbraccio. Mauro

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