Nella splendida cornice del Palaborrelli di Scauri ho incontrato Dante e sì perché qui per tutti lui non è Richotti ma Dante un po’ come (e non vorrei che ai superficiali e/o agli stolti apparisse blasfemo il paragone, per gli allievi di don Bosco, quest’ultimo è don Bosco e non … San Giovanni Bosco tanta la simbiosi e la vicinanza con l’uomo). Dante, scrivevo, perché ormai è parte di Scauri e ne è pienamente inserito nel contesto sociale; in un bar, alla spiaggia dei sassolini (e ne sono stato testimone più volte lo scorso anno), per il lungomare o nella piazza centrale di Minturno, tutti lo chiamano per nome, tutti ci parlano e gli chiedono per loro e per i loro figli una fotografia insieme o un autografo su una maglietta o su un cappellino. Ma la grandezza del … Richotti (tanto per non ripetere ancora Dante ed evitare i rimbrotti di mia figlia) varca i confini regionali ed arriva anche in Puglia se è vero come è vero che stamattina il mio amico Angelo Fabrizio Salvatore -direttore della Procura Europea in Bari- quando mi ha telefonato per augurarmi (in realtà ha buttato solo …una seccia) un buon campionato per la Juve,  appena ha saputo che avevo  terminato l’intervista … al “Dante” mi detto di averlo seguito con passione ed ammirazione assieme ad un Sostituto Procuratore della Repubblica per due anni su vari parquet pugliesi e ne ha esaltato oltre alla riconosciuta bravura, nota a livello nazionale, anche una straordinaria correttezza dentro e fuori dal parquet. Nato in Argentina e trasferitosi a diciotto anni in Puglia, Richotti ha trovato lungo le sponde del Mar Tirreno, nella “nostra” Scauri – appunto- la consacrazione professionale ed ha qui coronato anche la sua vita sentimentale sposando la bellissima Jenny Vacca , giocatrice di Volley in serie B anche con il Minturno ed ha avuto con lei “le due Principesse di papà”, Elena ed Elisa. Dante, che ama come chi scrive, le mozzarelle di bufala ed il colore verde, in mezzo a tante  belle virtù ha però anche un … tallone d’Achille perchè simpatizza in onore di Xavier Zanetti per la squadra che ha la maglietta degli stessi colori … del Pisa e dell’Atalanta. Dopo esserci deliziati con ciambelle e cappuccio è iniziata una piacevolissima chiacchierata in compagnia dei miei amici Massimo Ranieri, che è il Basket a Scauri e Vincenzo Pontecorvo che  è un coach di straordinaria serietà e di grande competenza.

Dove e quando sei nato? 

Sono nato in Argentina, più precisamente a Bahia Blanca il 22 maggio del 1985. 

A che età sei venuto in Italia? 

Sono arrivato che avevo diciott’anni, nel 2003. All’epoca c’era in Puglia un allenatore della mia stessa città, Pablo Coleffi che parlò con il mio procuratore Antonio Ruggiero e mi portarono a Massafra. Pablo aveva addirittura allenato in Argentina mio zio e mi conosceva bene perchè io provenivo dal “Pacifico”, la Polisportiva dove sono nato e cresciuto cestisticamente io e dove tutta mia famiglia vi ha fatto sport, mio padre per esempio il calcio. Mio zio è addirittura arrivato in serie A con la squadra di Basket. Arrivato in Puglia feci due settimane diciamo di prova e fui preso.

Coleffi conosceva già bene le tue doti?

Sì, sì, ti ho detto che provenivo dal “Pacifico” che è super, ai massimi livelli. Pensa che a Bahia Blanca ci sono ventidue squadre di pallacanestro, che so, Ginòili, Montecchia, Pepe, provengono tutti da lì dove si vive il Basket 24 ore al giorno, sette giorni su sette e ci sono oltre venti Palazzetti.

In Italia come hai iniziato?

Ho fatto due anni di under 20, pensa il regolamento mi permetteva di fare l’under 20 con il Taranto e di giocare contemporaneamente la C con il Massafra ( a Massafra in quegli anni eravamo in ben sette argentini). Dopo la Puglia sono stato in Basilicata e ho giocato in B con il Basket Bernalda.

E il passaggio al Basket Scauri (oggi Fortitudo Scauri)?

Il mio procuratore Antonio Ruggiero mi disse che mi volevano a Scauri, piazza rinomata nel mondo cestistico e andai a parlare con Massimo Ranieri ed eccomi qui da quasi quindici anni ormai. Enrico Fabbri e Vincenzo Pontecorvo apprezzarono le mie qualità tecniche e Massimo Ranieri curò tutta la parte amministrativa e mi portò a Scauri. 

Il tuo idolo in Argentina e il tuo idolo in Italia. 

Ho ammirato tanti campioni ma su tutti Ginòbili in Argentina e Pozzecco in Italia.

La vittoria che ti è rimasta nel cuore?

Mah guarda, tantissime, per esempio la prima stagione quando arrivai eravamo una squadra molto giovane e facemmo molto bene, vincemmo tanto, indimenticabili le vittorie con Anagni e con il Castelfiorentino fuori casa ma come non dirti la vittoria della Coppa Italia contro il San Severo ottenuta contro una squadra ostica e rivale da sempre ed in modo inaspettato? Anche due vittorie a Rieti e quella a Palermo sono rimaste nella mia mente e nel mio cuore come i playoff per l’accesso in serie A2.

Il coach al quale sei rimasto più affezionato?

Io sono sempre stato uno che cerca di prendere qualcosa di tutti quanti e tutti gli allenatori riescono a trasmetterti sempre qualcosa. Sia con Enrico Fabbri e Renato Sabatino prima che con Tiziano Addessi oggi, ho instaurato un ottimo rapporto dentro e fuori dal parquet.

Con chi di loro ti sei sentito più libero?

Con tutti e tre, diciamo che anche loro sono stati bravi a capire il mio tipo di gioco, che penso che sia un qualcosa che un allenatore deve fare perchè non deve soltanto imporre uno stile di gioco ma deve anche essere bravo a capire come è il giocatore e dargli quella libertà di esprimersi sul campo come meglio crede tirando fuori anche il suo estro.

Il compagno al quale sei più legato? 

Tanti, tantissimi, mi vengono in mente al volo Andrea Lombardo, con il quale ho giocato sei anni insieme e con il quale mi sono sempre trovato molto bene e poi Tonetti e Pignalosa che sono altri due amiconi e Santiago Boffelli, anche lui argentino e bravissimo ragazzo.

Il canestro più bello?

Guarda su due piedi non so proprio scegliere piuttosto posso dirti l’assist più importante che è stato quello che ho fatto a Simone Bagnoli nella finale di Coppa Italia. Avevo appena sbagliato un tiro ma fui bravo a riprendere la palla a spicchi e a darla subito a Simone che fece canestro e ci consegnò con quel tiro la Coppa Italia. L’assist più bello lo feci invece a Bertoldo contro la Tiber Roma facendomi passare la palla dietro la schiena e lanciando Berto che tagliò benissimo e fece canestro.

Il tuo nuovo impegno quest’anno con la Fortitudo Scauri?

Avvincente ed impegnativo, ci credo molto e darò tutto me stesso. Oltre a giocare ancora e cercare di dare una mano alla Prima squadra starò anche nel minibasket; ho preso il patentino da istruttore con la Federazione e mi dedicherò ai bambini per cercare di dare loro quella passione per questo bellissimo sport e di far crescere talenti che un giorno potranno giocare nella Prima squadra. Il settore giovanile, il vivaio insomma, è fondamentale in una Società e sono contentissimo che Scauri abbia ripreso un percorso che aveva fatto tanti anni fa con molto successo.

Due parole sugli Ultras.

Straordinari, sempre vicini alla squadra, sono realmente il sesto uomo sul parquet. Folcloristici e rumorosi, cantano, ballano e ci sostengono sempre.

Due cognomi: Ranieri e Pontecorvo.

Due straordinari appassionati di Basket che sono qui, di una domenica mattina di piena estate e con questo caldo al Palazzetto per questa intervista. Due professionisti serissimi, competenti, capaci e vitali per la squadra che sono diventati per me due amici insostituibili e poi quella foto lì di Gigi Ranieri che illumina questo Palazzetto la dice lunga su chi siano i Ranieri per il Basket a Scauri.

Ciao Capitano, ti voglio Coach dello Scauri in A.

Ahahah, ciao Colonnello ti voglio qui a intervistarmi quando saremo in A!

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