Ho avuto il piacere di intervistare nella splendida cornice di Palazzo Giustiniani -il “Piccolo Colle”- Stefania Craxi, erede di un grande Statista e Senatrice della Repubblica, che mi ha accolto con grande disponibilità e cordialità.

Stefania Craxi, politica, già deputata e sottosegretaria di Stato agli Affari Esteri, oggi Senatrice e Presidente della commissione Affari Esteri e Difesa del Senato; ma è vero che da ragazza il suo sogno nel cassetto era fare la giornalista, in particolare modo l’inviata di guerra?

Assolutamente sì, ci ho anche provato, ma ogni volta che mi affacciavo in qualche redazione mi guardavano e mi dicevano, signorina, con quel cognome? È stata la mia fortuna, poi ho intrapreso un’altra carriera.

Dopo la morte di suo padre ha scelto di abbandonare la carriera televisiva e di entrare attivamente in politica. Fu una scelta d’impulso o un qualcosa maturato nel corso del tempo, che comunque prima o poi sarebbe avvenuto?

In realtà, in quel momento, alla morte di mio padre, la politica è tornata a fare parte prepotentemente della mia vita, anche se forse non se n’era mai andata. Scelsi di fare una Fondazione, volevo reagire all’ingiustizia, non so se per moto dell’animo, ma certamente a un certo punto ho capito che mi serviva una voce e l’unica cosa che poteva dare voce a una battaglia politica era la politica.

Lei è entrata nella politica attiva trovando “cittadinanza” nelle file di Forza Italia e facendo parte come sottosegretario di Stato del Governo Berlusconi IV. Scelta di campo che prosegue tutt’ora e che ha rafforzato la sua idea politica?

Innanzitutto, la stragrande maggioranza dell’elettorato socialista dal ‘94 vota centrodestra, quindi, io sto dove sta il mio elettorato. Poi io non ho solo trovato cittadinanza, ho trovato rispetto di questa storia e anche agibilità politica e come me, tanti socialisti.

Del rapporto tra suo padre e Berlusconi si è detto e scritto tanto. Tutto?

È molto più semplice quello che si è detto, erano due intelligenze che si erano capite e che si erano trovate; si erano simpatici, c’era un rapporto di reale amicizia e condividevano l’idea di modernizzazione del Paese che passava anche attraverso la televisione privata.

Di recente Lei, nel commentare il film di Gianni Amelio dedicato a suo padre, ha dichiarato: “Gli oltre due milioni di telespettatori che hanno visto su Raiuno il film vogliono dire che quella brutta storia pesa ancora sulla Repubblica italiana e che bisogna fare i conti con Craxi. C’è però un pezzo d’Italia che non vuole confrontarsi con questa figura”. Si riferisce alla Sinistra?

Beh, sono venticinque anni che nessun esponente istituzionale o politico di rilievo calca la sabbia di Hammamet.

Lei ha dichiarato “non si racconta la storia dal buco della serratura”. Tuttavia ha scelto di scrivere il libro autobiografico “All’ombra della storia. La mia vita tra politica e affetti”. Perché?

Intanto non racconto la storia dal buco della serratura e tante cose, per amor di Patria, me le sono tenute per me. Però pensavo fosse arrivato il momento di raccontare anche un po’ l’aspetto umano di quell’uomo, di quel padre così difficile, straordinario, che è stato spesso descritto come arrogante. In realtà aveva un tratto di ruvidezza del carattere che nascondeva una grandissima tenerezza. E poi mi sembrava giusto anche lasciare memoria di che cosa erano una volta le comunità politiche, cosa erano i partiti, cosa erano quelle famiglie politiche e quindi mi son fatta convincere e l’ho scritto.

È appena trascorso il 25° anniversario della morte di suo padre; ma quest’anno cade anche il 40° anniversario di due eventi politici che hanno probabilmente rappresentato due dei punti più alti della carriera politica di Bettino Craxi: il Consiglio Europeo di Milano del giugno ‘85 e la “Notte di Sigonella” dell’ottobre dello stesso anno. Cosa ne pensa?

Personalità straordinaria nel panorama politico italiano e quei due eventi rilevano il fatto che deve ritrovare il suo posto nella storia positiva dell’Italia repubblicana.

Dopo quarant’anni i tragici eventi che portarono alla “Notte di Sigonella”, purtroppo sono più attuali che mai. Quali potrebbero essere gli sviluppi del conflitto arabo-israeliano e quanto questi sviluppi sono interconnessi con altri eventi di stretta attualità nello scacchiere geopolitico internazionale, come la caduta di Assad, il ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump e il negoziato USA-Russia per la pace in Ucraina?

Intanto sono passati decenni, quindi panorama politico profondamente cambiato, per dire sulla questione israelo-palestinese Craxi aveva a che fare con Arafat e non Hamas. Io credo anche che nel conflitto attualmente in corso non c’entri nulla la causa palestinese ma che sia finita ostaggio di chi la pace non la vuole. Craxi nell’episodio di Sigonella – e anche questo è una bussola per il domani – dimostra che si può essere leali alleati degli Stati Uniti senza esserne subalterni. E io continuo a credere, come lui credeva, che per noi il rapporto transatlantico sia un rapporto ineludibile. Bisogna sempre ricordare che è un rapporto non solo militare o politico o rapporto valoriale, insieme, Europa e America, siamo Occidente. Anche nell’episodio di Sigonella Craxi continua anche qua a indicare una strada che vale anche oggi per il futuro: la via d’uscita di questo conflitto non può essere che i due popoli e i due Stati.

È in discussione presso la commissione parlamentare che Lei presiede in Senato, il disegno di legge inerente revisione e  riordino dei Corpi C.R.I., Ausiliari delle Forze Armate dello Stato. Quali sono le sue considerazioni in merito?

L’abbiamo appena approvato oggi in Commissione e mandato al relatore, quindi andrà in Aula. I due Corpi C.R.I. fanno un lavoro preziosissimo, hanno una loro specificità di cui bisogna tener conto. Di alcune cose il provvedimento ne tiene conto, di altre non ancora. Ci sarà modo per ritornare su questo tema anche in futuro.

Mi ha colpito moltissimo il racconto della sua amicizia e di quella di suo padre con Lucio Dalla. Qual è il ricordo più bello che ha di questa amicizia?

Quando lui in una trattoria milanese prende un block notes, si mette a scrivere, poi lo dà Bettino gli dice, questa te l’ho dedicata; Craxi lo guarda e fa, ma scusa, ma hai scritto un testo in 10 minuti. Lucio lo guarda e fa a volte ci metto anche meno e quella canzone era “Milano”.  Ed è la canzone che lui la sera in concerto a Milano, quando muore Craxi, gli dedica perché inizia il concerto dicendo questo pomeriggio è morto un mio amico, gli dedico questa canzone. Era la canzone “Milano” che aveva scritto per lui.

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