Solo lo spazio senza confini ed infinito di internet sarebbe in grado di descrivere, talmente tanti sono, i pregi, le virtù, i riconoscimenti ottenuti da un giovane violinista e violista italiano salito alla ribalta della cronaca internazionale per il suo talento naturale e per la grandezza e la maestria con la quale allieta le platee dei palcoscenici più prestigiosi del mondo. Sto parlando di Marco Misciagna,  nato a Bari nel 1984 e “Artista di chiara fama”, “Messaggero di pace” ed “Ambasciatore di pace nel mondo” così come recitano solo alcuni degli innumerevoli premi assegnati al musicista italiano che a quindici anni era già diplomato in violino e viola presso il Conservatorio Niccolò Piccini di Bari con il massimo dei voti e la menzione d’onore e che, successivamente, ottenne il Diploma presso l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia in Roma, sempre -ovviamente- con il massimo dei voti. Invitato a tenere concerti da diversi Capi di Stato e insignito dei più alti riconoscimenti internazionali, Misciagna, del quale mi pregio di essere amico, è titolare di diverse cattedre ed ha avuto l’onore di varcare l’entrata del Quirinale su invito diretto del Presidente Carlo Azeglio Ciampi. Vivaldi, Shubert, Ravel, Brams, Mozart, Beethoven, per Marco non c’è differenza, lui prende il suo violino e la sua viola e suona i pezzi di grandissimi ed immortali musicisti che lui vede, giustamente, come miti immortali. Ma c’è dell’altro, Marco Misciagna suona anche spesso e con orgoglio l’Inno di Mameli perché la bontà di questo giovane trentasettenne lo ha portato ad arruolarsi volontariamente, quale Ufficiale,  nei riservisti del Corpo Militare della C.R.I. -Ausiliario delle Forze Armate dello Stato- e come tale viene sovente richiamato in servizio per adempiere ai suoi doveri di Ufficiale e per suonare nei concerti che tiene la prestigiosa Banda del Corpo che lui accompagna per il Canto degli italiani e per altri pezzi di autentica ed unica bellezza. 

Quando nasce la tua passione per la musica?

Ho avuto sin da bambino una passione infinita per la musica. I miei genitori non sono musicisti ma mio padre, amante della musica, aveva un vecchio pianoforte in casa ed io ancora in carrozzina ascoltavo mio fratello suonare. All’età di 3 anni iniziai anch’io con lo studio del pianoforte.

Perché la scelta del violino e non del pianoforte?

Un pianoforte in due era una impresa ardua e come tra buoni fratelli si litigava. Mio padre mi disse: “Caro Marco, tu sei arrivato dopo e devi scegliere un altro strumento”_ ed io, senza indugio, scelsi il violino, affascinato dal suono che usciva da quella piccola “scatoletta” di legno.

I tuoi coetanei giocavano a pallone, a tennis, a basket ed andavano in piscina, tu ti chiudevi in una stanza a studiare musica e a fare prove con lo strumento. Questa cosa, da adolescente, non ti ha creato disagi e problemi?

Iniziai tutto per gioco. Ricordo che con il mio primo insegnante fra una nota e l’altra al violino, si giocava a pallone. Poi con il tempo lo studio si è fatto più serio. La mattina mi alzavo molto presto per dedicare circa un’ora alla tecnica dello strumento e poi…velocemente a scuola, per poi tornare a casa e dedicare ore ed ore allo studio della Musica. Alcune volte anche 16 ore giornaliere. Ma la verità è che non mi è mai pesato.

Chi ti ha fatto innamorare della musica e a quale grande interprete ti sei ispirato?

I grandi interpreti del ‘900. I giovani d’oggi dovrebbero avvicinarsi molto di più al passato, alla storia ed alla tradizione di questo Paese. L’Italia è la Patria della Musica e del Belcanto. Sicuramente all’epoca non si usava l’Auto-Tune come oggi!

 Quanto hai dovuto studiare e faticare per arrivare dove sei arrivato?

Tanto. Il talento è importante ma va supportato con lo studio, la costanza e con tanta passione e sacrificio.

Continui a studiare e ad esercitarti ogni giorno?

Sempre. Non mi sono mai fermato. Di certo non ho più il tempo che avevo quando ero ragazzino. Ma adesso ho più consapevolezza e maturità musicale. Risolvo certe problematiche in altra maniera. La Musica è sempre una costante. Suono il violino e la viola, che sono due strumenti simili nella forma e nella costruzione, ma molto diversi. Gran parte della mia carriera l’ho dedicata all’ampliamento del repertorio della viola, uno strumento a torto ritenuto secondario. Il colore del timbro è più scuro, intenso, malinconico ed umano, rispetto al violino. Ho arrangiato, trascritto e curato più di 100 composizioni per viola ed in diverse occasioni ho anche suonato mie composizioni originali.

 Hai calcato i più importanti palcoscenici del mondo, quando ti è sceso e perché, un brivido sulla schiena?

Devo dire la verità, non ho mai avuto paura del pubblico e della gente, anzi. Adoro il momento prima di salire sul palco, quell’adrenalina è necessaria e mi stimola sempre. Ho suonato da solista nelle più famose e importanti sale d’Europa come la Berliner Philarmonie, Essen Philarmonie, Hamburg Laieszahalle, Mannheim Rosengarten, la Meistersingerhalle Nurimberg, la Prinzeregententheatre di Monaco, Musikverein di Vienna, Teatro Arriaga di Bilbao, Teatro Victoria Eugenia de San Sebastian, Sala Sinopoli Auditorium Parco della musica di Roma, e nelle più prestigiose sale d’America come il Balboa Theatre di San Diego in California, Fox Tucson Theatre, S. Francis Auditorium di Santa Fe in New Mexico, C.W. Eiseman Center, Rudder Theatre, Empire Theatre in Texas, American Theatre di Hampton in Virginia, Lehman Center e Carnegie Hall di New York e in molte altre. In Cina ho suonato in sale da concerto enormi. L’energia che trasmette il pubblico è impressionante.

 Cosa provi quando suoni il violino e la viola?

Quando suono, generalmente entro in un’altra dimensione. L’energia che si crea con il pubblico è importante, ecco perché è vitale per me suonare concerti dal vivo e durante la pandemia è stata dura. In poche occasioni (solo per beneficenza) ho accettato concerti in streaming.

 Sei anche docente, cosa provi quando insegni e cosa consigli ai tuoi allievi?

Oltre ad essere docente titolare presso il Conservatorio “N.Rota” di Monopoli, sono Professore Onorario in diversi Istituti come l’Institut Supérieur de Musique de Sousse (Università di Sousse, Tunisia), il Conservatorio “Estaban Salas” di Santiago de Cuba, la “Pettman National Junior Academy of Music” (Auckland, Nuova Zelanda), il Conservatorio Statale “Komitas” di Yerevan (Armenia), il Conservatorio Statale “S.V.Rachmaninov” di Tambov (Russia) e la Far Eastern State Academy of Art di Vladivostok (Russia). Ho insegnato in Francia ed in Belgio e ho tenuto Masterclass presso il “Real Conservatorio Superior de Musica Reina Sofia” di Madrid, la “Royal Irish Academy of Music” di Dublino, l’Istanbul University State Conservatory, l’Hacettepe University Ankara State Conservatory (Turchia), il Conservatorio “P.Tchaikovsky” di Kiev ed in molte altre istituzioni. Perciò di allievi ne ho avuti tanti. Essere insegnanti significa trasmettere le proprie esperienze. Quando incontro alunni appassionati che amano lo studio mi riempio di gioia e faccio il possibile per aiutarli. Purtroppo, in Italia, stanno diventando casi sempre più rari. La serietà è la cosa che consiglio sempre.

 Differenze e analogie del Misciagna violinista/violista e del Misciagna docente.

Stessa passione e sacrificio.

 La tua più grande interpretazione?

Nessuna. La verità è che ogni volta che mi riascolto penso a come avrei potuto suonare meglio. In effetti, il bello della Musica è che l’interpretazione cambia di continuo. Fattori importanti sono il tempo, l’esperienza, la crescita personale, la maturità. Anche il momento stesso dell’esecuzione, magari in quel momento particolare si è stanchi dopo un viaggio, oppure si è innamorati, oppure si è tristi…cambia completamente l’interpretazione!

Sei mai stato deluso da una tua prova?

Essendo molto critico con me stesso, penso sempre a fare meglio la prossima volta.

 Sei Tenente del Corpo Militare della C.R.I.. Perché?

Da sempre affascinato dal mondo militare. È partito tutto per una promessa fatta al mio amatissimo e compianto nonno paterno, un Ufficiale Superiore della Marina Militare, durante la 2° Guerra Mondiale imbarcato sui MAS, Croce di Guerra e Medaglia d’Onore quale italiano deportato ed internato nei Lager nazisti 1943-35. Ho ricevuto la nomina di Ufficiale nel giorno del suo compleanno!

 L’invito del Presidente Ciampi al Quirinale.

Fui invitato quindicenne dall’allora Presidente Carlo Azeglio Ciampi, quale miglior allievo del Conservatorio. Che persona rara, aveva un grande amore per i giovani e per la Patria. Attento ascoltatore ed amante dell’arte e della musica.

Hai ottenuto riconoscimenti da mezzo mondo, quale ti ha gratificato maggiormente?

Si, ricevere premi e riconoscimenti è sempre gratificante. Sono molto affezionato alla Medaglia d’Oro ricevuta per il 150° Anniversario del Teatro dell’Opera di Kiev, dopo un concerto da solista con l’orchestra ed una platea da più di 1600 persone. Aver ricevuto una cittadinanza onoraria in Turchia ed essere allo stesso tempo Professore Onorario del Conservatorio Statale di Yerevan in Armenia dimostra che la musica e l’arte possono andare oltre ogni confine ed ostacolo.

 Nella pandemia ci siamo ritrovati tutti disperati e sofferenti e la musica ci ha aiutato ad andare avanti. Un giorno hai indossato la mimetica del Corpo Militare della C.R.I., hai preso il tuo strumento e hai suonato. Ricordi ed emozioni.

Durante la pandemia ho indossato l’Uniforme in diverse occasioni. Ricordo di essere stato in servizio presso il Centro Mobilitazione Meridionale di Bari quando ci fu il primo lockdown. Ogni giorno andavo a controllare personalmente le tende montate presso gli ospedali pian piano sempre più pieni. Nel giorno in cui tutte le radio d’Italia trasmisero in contemporanea l’Inno Nazionale, accompagnai l’Alzabandiera con le note del mio strumento presso la sede del Comando del CMM CRI. È diventato presto un video virale.

 Hai suonato anche per il giudice Gratteri.

Come dicevo, durante la pandemia ho indossato l’Uniforme in varie occasioni. Sono stato Ufficiale Addetto in servizio al ROE (Reparto Operativo Emergenza) presso l’Ispettorato Nazionale del Corpo Militare della C.R.I. a Roma e ho collaborato anche presso il Tribunale di Catanzaro dove ho avuto la fortuna di incontrare il dottor Gratteri. Una persona splendida. Ovviamente, portando sempre con me lo strumento non potevo non omaggiare un grande uomo con la mia musica. Alla fine della mia esibizione dedicata a lui e tutti i suoi collaboratori mi ha regalato il suo libro con dedica personale, che conservo gelosamente.

Cosa farai da grande?

Preferisco rimanere “piccolo”. Umile servitore della Musica e Ambasciatore di Pace nel Mondo.

Quando suonerai per me?

Sempre a tua disposizione, caro Ercole. Grazie per la bella intervista.

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