Apprezzatissima firma del Corriere dello Sport, Guido D’Ubaldo è da tre mesi il neo Presidente dell’ordine dei giornalisti del Lazio. Sessantuno anni ma con la verve e l’entusiasmo di un ragazzino di venti ed il portamento di un elegante quarantenne, D’Ubaldo ha girato gli stadi di tutto il mondo per seguire la Roma e la Nazionale con la quale è diventato “…campione del mondo sotto il cielo di Berlino”.  Profittando di una vecchia promessa durante uno dei nostri incontri a Soriano nel Cimino, per il noto Premio Calabrese, ho incontrato ed intervistato il “Presidente” che mi ha parlato della sua voglia di riforma per un ordine dei giornalisti più snello e al passo con i tempi, della sua passione per il calcio ed il giornalismo e delle sue idee progressiste. Ne è uscita fuori una simpatica chiacchierata cui seguirà senz’altro una gustosa cena.

Caro Presidente ti faccio come prima cosa i complimenti per la tua recente elezione.

Grazie, grazie molte e di cuore.

Quando sei diventato giornalista e, soprattutto, consiglieresti ad un giovane di abbracciare questa professione?

Per chi ha questa passione continuo a pensare e a dire che resta la professione più bella del mondo per chi ha potuto farla e per chi riesce ancora oggi a farla come si faceva un tempo. Io ho iniziato a scrivere a vent’anni, sono stato iscritto all’ordine dei giornalisti da pubblicista nel 1984. Ho iniziato  a scrivere al Corriere Laziale con il direttore Eraclite Corbi e poi al Corriere dello Sport dove ho fatto la trafila che si faceva un tempo con l’accesso alla professione diciamo da “abusivo”/collaboratore lavorando in redazione e poi sono stato assunto il primo gennaio del 1988 e dopo il praticantato ho fatto l’esame per il transito nei professionisti superando l’orale l’otto febbraio del 1990 e questa è una data che ho scolpita nella mente. Al Corriere dello Sport ho fatto due o tre anni da redattore,   nel 1991 ho iniziato ad essere il capo rubrica della Roma e l’ho fatto ininterrottamente fino al 2011 allorché  sono stato promosso capo servizio e sono andato all’ufficio centrale dove per quattro anni ho fatto tutto quello che lì si fà, dalle chiusure alle prime pagine ed ho curato l’edizione romana. Nel 2015 per volontà dell’allora direttore De Paola sono tornato ad occuparmi della Roma. Nel periodo che va dal 1997 al 2011 ho fatto anche l’inviato della Nazionale con la quale ho seguito quattro mondiali e due campionati europei.

Quindi hai gridato e scritto “campioni del mondo”!

Sì, sì ho gridato e scritto “campioni del mondo sotto il cielo di Berlino” e quella è stata una grande emozione così come lo scudetto della Roma nel 2001 e tanti altri momenti importanti della mia carriera che mi hanno portato sui campi di calcio di tutto il mondo.

Quanto e perché credi all’ordine dei giornalisti?

Credo molto in quest’ordine che con vari ruoli frequento dal 2010. Sono stato eletto infatti in quell’anno quale consigliere nazionale ed ho svolto quell’incarico per due mandati consecutivi oltre ad essere stato anche per un mandato segretario nazionale. Da tre mesi sono orgogliosamente il presidente regionale del Lazio. Credo nell’ordine perché ritengo ci sia bisogno di un organo che controlli la deontologia e questa credo sia proprio la principale mission dell’ordine altrimenti sarebbe una giungla senza il rispetto delle regole. Inoltre dal 2013 l’ordine ha anche il compito relativo alla formazione dei giornalisti che ricordo è un obbligo di legge e che seppur comprendo essere a volte “un disturbo” per i giornalisti è per me importante perché per rispettare le regole bisogna conoscerle queste regole. In ultimo ma non per ultimo vorrei ricordare una cosa che molti non sanno o fanno finta di non sapere ovvero che per svolgere questa professione bisogna essere iscritti all’ordine dei giornalisti  altrimenti si configura il reato di  esercizio abusivo della professione.

Obiettivo da raggiungere che metti in cima alla tua lista dei desideri durante la tua presidenza?

Mi sentirei soddisfatto se riuscissi a contribuire concretamente e con successo nel portare avanti la riforma perché per me è necessaria tenuto conto che la legge che disciplina l’ordine è del 1963. Vanno rivisti l’accesso, il regolamento, la deontologia e le regole elettorali. La legge elettorale è assolutamente obsoleta perché votiamo con tre “chiamate” quando secondo me va snellita la procedura del voto proprio per garantire le cariche dei giornalisti che governano l’ordine. Credo che questa riforma debba prevedere che nella governance dell’ordine ci siano sia i professionisti che i pubblicisti.

Professionisti e pubblicisti sono per Te tra loro colleghi o appartengono a due mondi diversi?

Sono giornalisti appartenenti ad uno stesso ordine e dunque colleghi. Una differenza formale può, nel caso, esservi tra il pubblicista che vive della sua attività giornalistica e il pubblicista che invece fa un altro lavoro e che si occupa di giornalismo per diletto e per passione, a volte, peraltro, anche con spiccata professionalità. Si tratta comunque per me di colleghi!

Stante i tuoi trascorsi credi anche, ovviamente, nella Federazione Nazionale della stampa.

Un organismo di tutela, è il sindacato unitario dei giornalisti e ci credo perché ho fatto anche per tre volte il delegato ai congressi. Sono sempre stato eletto con una componente progressista che era prima “autonomia e solidarietà” e adesso si chiama “controcorrente”.

Legge 150/2000, ne condivi i dettami?

Sono addirittura per includere le nuove figure professionali nell’ordine dei giornalisti. Mi riferisco per esempio ai videomaker, a tutti coloro che si occupano di comunicazione sia privata che pubblica, a tutti coloro che declinano questa professione in modo diverso di come si faceva nel passato e quindi per esempio a chi fa comunicazione su siti internet e sul web in generale. Quando abbiamo iniziato noi a fare i giornalisti, Ercole, non c’erano tutte queste possibilità e questi “canali” per scrivere quindi credo che questa nuova “consiliatura” debba farsi carico di riformare anche le modalità di accesso alla professione con l’esame di idoneità professionale possibile anche per chi fa giornalismo in contesti diversi e al momento non previsti solo perché un tempo non esistevano.

Tifi Roma. La Juve va in finale di champions, come ti approcci alla partita? So bene quella che sarà la risposta a questa mia provocazione ma in realtà voglio porre l’attenzione sul fatto che molti giornalisti, di qualsiasi fede calcistica, per carità, fanno più gli ultras che, appunto, i giornalisti.  

Tifavo Roma e ho sempre seguito e seguo favorevolmente tutte le squadre italiane quando giocano in campo internazionale. La passione del tifo un po’ si perde con gli anni e poi per il lavoro che svolgi devi necessariamente spogliarti in qualche modo dal cieco tifo per una squadra ed essere il più possibile oggettivo altrimenti non puoi fare assolutamente il giornalista sportivo. Ti faccio un esempio, il mio cuore è giallorosso eppure ho un rapporto molto buono con il Presidente della Lazio Lotito che ho frequentato spesso.

Quindi se ti dico “26 maggio” resti impassibile?

Ahahah beh anche in quell’occasione, come era giusto che fosse e come sempre è stato e sarà, prevalse il giornalista che raccontò la vittoria della Lazio con imparzialità.

Soriano nel Cimino: la castagna d’oro per il Premio Calabrese.

Fin dal primo anno della sua costituzione ho seguìto con interesse questo Premio che è un importante riconoscimento che viene attribuito a giornalisti e calciatori nel nome di un grande giornalista quale era appunto Piero Calabrese. Ho avuto l’onore, come te, di ricevere anche io questo Premio e di aver fatto parte, successivamente,  anche della giuria. Ho avuto poi anche l’occasione di conoscere bene la figlia di Pietro, Costanza Calabrese, sempre presente alla manifestazioni in ricordo del padre. Un Premio davvero considerevole che porta avanti nell’organizzazione da anni l’infaticabile Antonio Agnocchetti. Sono poi amico dell’ormai, da pochi mesi ex Sindaco di Soriano,  Fabio Menicacci che ho sempre considerato un sindaco illuminato per le tante iniziative culturali che ha promosso nel suo paese. Mi viene in mente il ricordo per esempio di Fabrizio De Andrè che amava quella terra esattamente come la amo io che ho origini nella Tuscia e quindi sento quelle zone e quei luoghi  come cari.

Giornalisti con le stellette.

Una forma di giornalismo un po’ diversa per i contenuti che va comunque per me implementata e regolamentata ancora di più. L’informazione, a beneficio del cittadino, deve essere a 360 gradi ed in ogni contesto quindi plaudo e trovo giusto che anche le Forze Armate e i Corpi Militari e di Polizia abbiano propri uffici stampa e di comunicazione con personale, al proprio interno, qualificato ed abilitato.

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