Due occhi grandi e celesti che fanno pendant con l’azzurro della tuta dell’Aeronautica Militare, alla quale appartiene e che indossa con fierezza e orgoglio, un sorriso spontaneo e rassicurante, una voce squillante e una grande umiltà. Francesca Lollobrogida prima ancora di essere una campionessa di livello Olimpionico è una ragazza dal carattere gradevole e apprezzabile. Infiniti i suoi successi nel pattinaggio che hanno dato lustro allo sport italiano, rammentiamo ancora le sue lacrime di gioia a Pechino per quell’Argento e quel Bronzo recentemente conquistati.
Sei nata il 7 Febbraio del 1991 a Frascati e le cronache raccontano che quel giorno a Roma è nevicato. Il destino della “Dea del ghiaccio” era già scritto in qualche modo.
Ahahah sì, sì possiamo dirlo. Devo dirti però di averlo scoperto proprio grazie a voi giornalisti. Mio padre poi mi ha confermato e mi ha raccontato della neve nel giorno della mia nascita. Queste cose solitamente si scoprono per caso e poi si dice giustamente, oh, guarda il destino, no? Comunque confermo, sembrava veramente già scritto tutto il giorno della mia nascita.
Io l’ho scoperto perché tuo padre lo stava raccontando, a Soriano nel Cimino, a Francesco Rutelli e allora sono andato a documentarmi.
Sì sì, ricordo perfettamente, eravamo insieme che parlavamo di questa intervista quando papà parlò della “famosa” neve ahahah.
Una bella coincidenza la neve il giorno della tua nascita.
Sì, sì, bella coincidenza. Credo abbastanza nel destino ma senza sacrificio ed impegno continuo il destino non riesce a scrivere quelle pagine che solo tu puoi scrivere con la tua costanza negli allenamenti e i tuoi sacrifici. Poi certo il destino ha anche il suo peso, per carità!
Quando, dove e perché ti sei avvicinata al pattinaggio?
La mia vita sportiva è iniziata e continua tutt’ora qui a Roma e mio padre anticipò tutto e tutti mettendomi per la prima volta, a soli quattordici mesi, i pattini a rotelle e sempre lui, quando avevo sedici anni, mi venne a prendere a scuola e mi portò a Balsega di Pinè, in provincia di Trento (dove si svolgeranno le prossime Olimpiadi Milano-Cortina) per pattinare in un posto di livello.
E poi in questo posto di livello, qualche anno più tardi, ci sei tornata da campionessa.
E’ un centro federale ben organizzato e in un luogo fantastico. La pista la dovranno coprire però perché per ora è ancora all’aperto. Con la Nazionale andiamo là a fare raduni nelle pause delle competizioni tra dicembre e gennaio.
Il pattinaggio a rotelle, che è la disciplina in cui sei pluricampionessa del mondo, è stato il tuo primo amore e, come si dice, il primo amore non si scorda mai.
Guarda, non si scorda mai e lo porto e lo porterò sempre con me, nel senso che non l’ho mai abbandonato e non lo abbandonerò mai. E quello che ho imparato sulle rotelle me lo continuo a portare e mi è stato utilissimo sul ghiaccio. Nell’ultima gara ho rischiato di finire per terra e solo grazie alle tecniche acquisite con le rotelle sono riuscita a rimanere in piedi e vincere poi quella Medaglia di Bronzo.
Quindi possiamo dire che l’ultimo “Argento” e l’ultimo “Bronzo” sono merito anche del tuo passato nel pattinaggio a rotelle?
Le mie Medaglie sono arrivate grazie a tutto quello che ho fatto da quando avevo quattordici mesi ad oggi. Il mio percorso mi è servito a vincere queste Medaglie e a sopperire alla mancanza di certi allenamenti e di un certo clima di cui favoriscono, per condizioni naturali, atleti di altre nazioni.
Tuo marito Matteo, oltre a essere anche lui un pattinatore è anche un preparatore atletico di calcio. Due sportivi nella stessa famiglia.
Sì, lui ha iniziato ormai da due anni a inserirsi nel mondo del calcio come preparatore atletico a Ladispoli ed è stato anche pattinatore. Effettivamente lo sport ce l’abbiamo nel sangue, lui è anche un allenatore di una squadra di pattinaggio in Veneto e spesso quindi va lì a seguire la sua squadra.
Insomma, avete una vita in …movimento.
Ahahah sì hai ragione, non ci piace stare fermi a casa ahahah.
E’ vero che la proposta di matrimonio te l’ha fatta sulle piste durante l’allenamento?
Sì, verissimo e simpaticamente pur nella grande commozione del momento, gli rinfaccio sempre che mi colse di sorpresa e mi destabilizzò per qualche istante perché io, che sono una che cura i dettagli nei minimi particolari, avevo quel giorno le unghie non fatte per via dei continui allenamenti e quindi quando vidi quell’anello mi arrabbiai perché non potevo immortalare il momento e pubblicare le relative foto. Il pomeriggio, a fine allenamento, corsi subito a sistemare le unghie e il mattino seguente mi feci immortalare felice con il mio anello e le mani in ordine.
A proposito di allenamenti, quanto è importante anche nel tuo sport la preparazione atletica e, soprattutto, quali similitudini ha questa preparazione con altri sport?
Parti dal presupposto che noi non possiamo pattinare sempre come vorremmo per via anche delle condizioni climatiche quindi la nostra preparazione varia molto. Facciamo bici, atletica, palestra e quindi la nostra preparazione è indubbiamente molto ampia e completa e per niente monotona. Ovviamente possono capitare dei giorni in cui pattiniamo due volte, mattino e pomeriggio, ma sono abbastanza rari. Mi spiego ancora meglio, noi pattinatori italiani non abbiamo il ghiaccio a disposizione come i nuotatori hanno l’acqua quindi dobbiamo trovare delle metodiche e degli allenamenti alternativi che poi vanno a compensare.
Dai risultati sembra ci riusciate piuttosto bene.
Ti ringrazio!
Piccolo passo indietro, il pattinaggio a rotelle non è disciplina olimpica. Se vuoi fare polemica sei autorizzata.
No, no, figurati. Una polemica sarebbe inutile e non servirebbe perché non cambierebbe, al momento, la cosa. Purtroppo non è una scelta che dipende da noi ma io posso dire che ci sono molte più nazioni nel pattinaggio a rotelle rispetto al pattinaggio del ghiaccio che è uno sport prettamente nordico mentre nel pattinaggio a rotelle abbiamo molte nazioni come la Colombia, l’Argentina, l’Ecuador e il Cile, per esempio, che ghiaccio non ce l’hanno. Però purtroppo “le rotelle” rientrano tra quegli sport che non sono Olimpici però abbiamo la Federazione che continua a riproporlo come tale e quindi non ci arrendiamo.
Quali sono le differenze, Francesca, tra pattinaggio a rotelle, pattinaggio sul ghiaccio e shortn track e tra pattinaggio a velocità e pattinaggio artistico?
Lo short track ha la pista molto più corta rispetto alla nostra che è di quattrocento metri e quindi è come se fosse un campo di atletica ghiacciato. Le nostre sono gare contro il tempo mentre le loro sono gare di gruppo come le “rotelle”. L’artistico, invece, a parte le lame sul ghiaccio è completamente diverso perché loro ballano sui pattini invece noi dobbiamo cercare di andare proprio il più forte possibile. Io a livello di metodica comunque mi sono sempre trovata bene come sono cresciuta, ovvio comunque che le tipologie di gare sono differenti, quindi ci vuole un perfezionamento indirizzato proprio alla tipologia di gara.
Parlami dei tuoi attrezzi del mestiere, i pattini.
I pattini a rotelle hanno otto ruote quindi ogni pattino ha quattro ruote e ci sono i cuscinetti che tu devi pulire, sistemare e metterci l’olio W40 per evitare che i pattini si arrugginiscano. Per quanto riguarda i pattini per il ghiaccio ci sono proprio gli addetti al materiale e io ricorro sempre a loro, vuoi perché sono una donna e vuoi perché ho iniziato tardi, preferisco lasciare a loro che sono i professionisti questa incombenza. La lama deve essere affilata e perfetta quindi anche negli allenamenti è importante la presenza di questi professionisti perché basta prendere una foglia e la perfezione della lama sparisce e non hai più tenuta sul ghiaccio. Poi abbiamo l’imbarcatura che è quanto la lama tocca sul ghiaccio e dipende da persona a persona ma anche dal tipo di gara e poi la curvatura che è quanto tu curvi la lama per la curva e pure quello dipende da persona a persona e dalla tipologia di gara che uno fa. In sintesi ho le “basi” e la sensazione che avverto mentre pattino però mi affido al tecnico del materiale del quale mi fido ciecamente.
Alla fine si creano “la squadra” e “il gruppo”.
Certamente, quando dico che le mie Medaglie non sono solo mie è perché penso proprio a questo che hai detto tu, al concetto di “squadra” perché dietro ci sono sì la mia famiglia, mio marito ma ci sono anche i compagni, i medici, i fisioterapisti, i preparatori, i tecnici del materiale. Senza una a caso di queste figure sarebbero potute saltare delle Medaglie e dei trionfi.
Perfetto. Hai vinto recentemente a Pechino due Medaglie, un argento e un bronzo. Quale delle due hai maggiormente nel cuore?
No, no entrambe. Sono gare diverse, due competizioni diverse e dietro ad entrambe le Medaglie c’è una storia diversa. Non potrei e non saprei scegliere sono entrambe mie.
Le Medaglie che hai conquistato ti hanno consentito alla cerimonia di chiusura di essere la portabandiera italiana. Un grande onore per qualunque atleta ma soprattutto per chi, come te, è un militare dell’Aeronautica.
Esatto, io l’ho portata proprio in rappresentanza dell’Aeronautica Militare che considero la mia seconda famiglia, perché è grazie proprio all’Aeronautica che comunque ho potuto continuare fare sport e a farlo a questi livelli e con questi risultati. E poi ho rappresentato comunque la mia Federazione e il mio sport che è uno sport, come ben sai, non molto visibile e quindi è stato veramente un motivo di orgoglio e di gioia indossare l’Uniforme dell’Aeronautica Militare e rendere visibile ai massimi livelli questo sport.
E’ è vero che da bambina seguivi con i pattini tuo padre che andava con la macchina?
Sì, sì, vero. Era proprio un allenamento, papà guidava ed io gli andavo dietro ma adesso purtroppo con il fatto che le velocità sono sensibilmente aumentate e anche i mezzi si sono sviluppati sarebbe molto rischioso farlo.
E’ vero anche che la “Dea del ghiaccio” vive a Ladispoli perché odia il freddo?
Verissimo, odio il freddo e mi piace guardare fuori dalla finestra per vedere il mare. Non patisco neanche il caldo negli allenamenti perché lo amo e lo preferisco troppo al freddo.
Ultima domanda, chiudiamo con il botto. Sei la pronipote di una signora che si chiama Gina Lollobrigida.
Non mi stancherò mai di ripetere che porto un cognome molto importante in giro per il mondo. Lei è stata una grandissima e non riuscirò mai a raggiungere la sua notorietà e la sua grandezza. Ovunque mi reco la conoscono e la ammirano, è successo pure di recente in Polonia e in Norvegia. Tutti la apprezzano e tutti sanno che sono la sua pronipote ed io ne vado fiera e ne sono orgogliosa perché questa cosa mi ha sempre dato una motivazione in più ed una spinta in più per impegnarmi e per ottenere risultati sempre più importanti.
*** Si ringraziano, l’Aeronautica Militare per aver autorizzato l’intervista e l’Atleta Francesca Lollobrigida per aver fornito ed autorizzato la pubblicazione di queste foto, presenti, tra l’altro, anche sul suo social di facebook