Fabio Ricci e Alessandra Drusian ovvero i Jalisse, sono un duo di artisti italiani, coniugi e genitori di Angelica e Aurora e sono saliti alla ribalta della cronaca italiana per aver vinto il Festival di Sanremo nel 1997 con “Fiumi di Parole” . Tanta gavetta e tanto lavoro prima di quel successo e tanto impegno e tanto lavoro successivamente a quel trionfo se è vero che ancora oggi, a distanza di ben ventisei anni, sono ancora apprezzati e stimati dal pubblico e dalla critica. Ciò che però mi ha molto favorevolmente impressionato di questi due giovanotti, simpaticissimo lui e bellissima lei, sono la straordinaria compattezza della coppia e la grandissima umanità che alberga nei loro cuori che li porta ad essere leaders non solo in campo musicale ma anche nel sociale. Con assoluta disponibilità i Jalisse si sono confessati al mio microfono nella splendida cornice delle Terme Vescine di Suio di Castelforte.
Vi siete conosciuti in una casa discografica nel 1990, tu, Alessandra, eri già stata lanciata da Pippo Baudo nel programma televisivo “Gran Premio” e tu, Fabio, eri un cantautore e bravo chitarrista di Vox Populi. E’ nato prima l’amore o il sodalizio musicale?
In un pomeriggio di agosto e dentro una casa discografica si parlava esclusivamente di lavoro; l’amore è nato nel 1992, quando sono tornata a Roma dopo che per due anni non avevo avuto contatti con Fabio ma lì, alla stazione Termini, quel giorno c’è stato il “colpo di fulmine” ed è nato tutto.
Confermi Fabio?
Tutto, ogni singola parola.
Cosa erano trent’anni fa i Jalisse e cosa sono oggi?
Eravamo allora due giovani appassionati della musica e lo siamo anche oggi.
Con delle piacevoli varianti.
Beh sì, siamo diventati marito e moglie, abbiamo due figlie meravigliose, siamo diventati una famiglia. Angelica ed Aurora sono la nostra forza, la nostra energia, hanno aumentato la nostra positività e poi abbiamo fatto, come Jalisse, anche qualche cosa buona nella musica.
Domanda cattiva che, in qualche modo rivolgo “simpaticamente” anche a me stesso in relazione a mia figlia. Angelica ed Aurora apprezzano il vostro lavoro, la vostra musica oppure vi considerano “vecchi matusa”?
Beh, ascoltano la nostra musica pur avendo scelte totalmente diverse rispetto al nostro genere ma apprezziamo la loro critica che ci spinge a migliorarci ed evolverci; possiamo però dirti che quando passa in radio o a casa “Fiumi di parole” si scatenano anche loro, non credere.
Ottimo, non avevo dubbi. Ed eccoci a questo vostro capolavoro con il quale siete arrivati primi a Sanremo nel 1997 e quarti, qualche mese più tardi all’Eurovision di Dublino. Si dice in giro, alla “francese maniera”, che ve l’hanno proprio rubata a Dublino.
E’ tutta storia Ercole, basta andare su internet dove si trova anche un’intervista rilasciata da Ettore Andenna, che era un “personaggione”, anche presentatore di Giochi senza Frontiere e grande esperto di musica. Andenna che per quell’Eurovision era a Dublino quale inviato della Rai, nell’intervista che, ripeto, sia tu che i lettori potete trovare facilmente in rete, parla di strane telefonate e lancia sospetti. In un libro scritto da Ruggeri si legge chiaramente che Enrico partecipò ad un Eurovision con l’obbligo di non vincere e questa cosa è comunque angosciante e terribile da immaginare ed accettare, stento ancora oggi a crederci ma varie testimonianze portano a considerare, purtroppo veritieri, quei sospetti a nostri danni. Gigi Vesigna, importante giornalista di TV Sorrisi e Canzoni e poi anche di Famiglia Cristiana, invitò a Milano Alessandra e me perché voleva illustrare a noi e un gruppo di persone, giornalisti ed esperti del settore, un libro che stava scrivendo sulla storia dei sessant’anni di musica italiana. Ci ritrovammo tutti a casa di Toto Cutugno -cui va il nostro commosso ricordo- e dinanzi a tutti Gigi parlò del boicottaggio di cui i Jalisse furono vittime a Dublino. Capisci bene il nostro rammarico e il nostro disgusto per questa cosa che il “sistema” conosce e che ci ha penalizzato, rapinato! Noi siamo come un panettiere, un ristoratore, un artigiano, il nostro è un lavoro come tanti altri lavori e proprio quest’anno, ad ottobre, ricorrono i trent’anni da quando abbiamo aperto la nostra “etichetta personale” con la quale abbiamo vinto anche il Festival di Sanremo. In questa etichetta personale abbiamo investito i nostri sogni , il nostro tempo e i nostri soldini credendo in un progetto musicale di coppia e di lavoro e sapere che tutto questo potrebbe essere stato o essere in futuro minato da ingerenze esterne disturba parecchio. Non abbiamo le prove scritte ma soltanto testimonianze raccontate, confermate da autorevoli addetti del settore e capisci che sapere che un artista partecipa ad una competizione ma non deve vincerla altrimenti si sconvolgono … delle situazioni, credimi che ancora oggi faccio fatica a crederlo e, sinceramente, io cosa racconto ai miei figli? Devo raccontare che qualsiasi lavoro si faccia occorre avere una “copertura”? E’ sconvolgente tutto questo e mi auguro che invece ci sia sempre più attenzione perché la meritocrazia e la possibilità di poter lavorare in un mondo pulito e sano ci possa essere altrimenti non stiamo tramandando niente di buono ai nostri ragazzi ma gli stiamo facendo capire che esistono “poteri forti” che possono schiacciarti e verso i quali non puoi fare niente. Per ritornare alla tua domanda e al boicottaggio che subimmo, diciamo che una nostra vittoria avrebbe determinato che il successivo Eurovision Song Contest si sarebbe dovuto svolgere in Italia e l’Eurovision che qualche anno prima si fece in Italia per la vittoria che ottenne Toto Cutugno con “Insieme” provocò grandi buchi economici all’organizzazione pertanto una nostra vittoria non era gradita a chi aveva forze economiche e volontà solo per organizzare Sanremo … .
Giovanna, la ragazza della quale vi ho fatto cenno durante il caffè, mi ha parlato del vostro impegno nel sociale e desidererebbe sapere delle vostre interpretazioni musicali in riferimento a Rita Levi di Montalcini, ad un poeta iracheno fuggito alla tirannia di Saddam e a Padre Pio.
Sì, sì abbiamo capito a cosa si riferisce Giovanna. La professoressa Giuseppina Tripodi ha tradotto i saggi di Rita Levi Montalcini da prosa a poesia consentendoci di poterli musicare; il brano trainante è “Linguaggio Universale” , poi abbiamo “Ali trainanti di pace” oltre ad altri saggi della professoressa presenti in questo cd che vengono recitati con il nostro sottofondo musicale. Questa produzione è legata ad un progetto della professoressa che al compimento dei cento anni ha regato millecinquecento borse di studio alle donne africane perché riteneva che una donna africana madre potesse istruire tutta la famiglia. “L’istruzione chiave dello sviluppo” è un libro che lei realizzò proprio per testimoniare questa sua convinzione; la professoressa era molto concentrata sulle donne africane e cercava di dare loro uno sprono affinché il potere matriarcale potesse educare tutta la famiglia e mandare i ragazzi a scuola. Per quanto riguarda invece Younis Tawfik, il poeta italo-iracheno, il brano si chiama “Tra rose e cielo” ed è una poesia molto bella che lui ha scritto in omaggio a tutti quegli uomini di pace che lasciano le proprie famiglie per andare ad aiutare popoli in difficoltà. Mi riferisco a dottori, infermieri, personale della Croce Rossa, dell’Esercito e appartenenti a tutte le altre Forze Armate e di Polizia che portano soccorsi e si occupano di sminamento, bonifica e aiuti concreti alle famiglie in difficoltà, un po’ tipo il CIMIC insomma. Poi c’è “Luce e pane”, una preghiera voluta dai fedeli di Padre Pio, soprattutto di Vitinia, che abbiamo musicato e scritto proprio interpretando il messaggio di fede di questo grande prete che ci ha coinvolto e infatti ti dico che noi ci siamo sposati a San Giovanni Rotondo. E poi, ancora, lo scorso trenta giugno è uscito un nostro singolo che si chiama “Perdono” che è un atto di umiltà che si concretizza nel chiedere perdono e nell’accordarlo, due cose rarissime ai giorni nostri. Crediamo che Giovanna si riferisse a queste canzoni o ad alcune di esse, che nascono dal cuore prima ancora che dalla voce, di due artisti che sono tra loro sposati e che sono genitori e mettono la famiglia, la pace e la correttezza quotidiana al primo posto.
Alessandra, escludendo “Fiumi di parole”, qual è la canzone cui sei più affezionata?
Senz’altro a “Vivo” che è stato il primo brano che abbiamo portato alle selezioni di Sanremo e che quindi è stato il nostro passe-partout che ci ha permesso di partecipare a “Sanremo giovani” a novembre del 1995 e poi a Sanremo nel 1996 per poi arrivare alla vittoria nel 1997 con Fiumi di parole.
Fabio, e tu?
Io a tutte perché ognuna ha una storia diversa e fa parte della propria vita. Ora mi viene in mente “Liberami” che parlava del rapimento di una bambina veneta, Patrizia Tacchella, che avevo scritto, pensa, nel 1989 e che avrei voluto cantare io e che poi invece sembrava fosse più adatta ad Alessandra ed avrebbe dovuto cantare lei e che alla fine invece cantammo insieme a Sanremo nel 1996 e fu il preludio alla vittoria con “Fiumi di parole” l’anno successivo.
Ultima domanda: vi è mai capitato che qualcuno vi fermasse per strada e vi dicesse che grazie ad una vostra canzone … è nato un bambino?
Ahahah beh sì, ci viene in mente che in Karzakistan incontrammo una ragazza alla quale i genitori, pugliese il padre e Karzaka la madre, misero per nome Jalisse in nostro omaggio perché apprezzavano la nostra musica ed erano a Sanremo nel 1997. La ragazza salì sul palco durante il nostro concerto e cantò una canzone con noi, pensa che bel momento, emozionante! Le nostre canzoni si chiudono sempre con un messaggio di pace e di speranza quindi si adattano a chi vuole vivere in serenità e d’amore. C’è poi “Sei desiderio” che noi abbiamo scritto musicalmente, il testo è di Paolo Audino e che noi abbiamo voluto dedicare alla nostra primogenita Angelica ma in realtà riguarda anche Aurora perché entrambe rappresentano il nostro più grande desiderio che per fortuna abbiamo realizzato.