Romano Mussolini tra passato, presente e futuro
La storia segna inesorabilmente e senza paura di smentite il cammino dell’uomo verso il progresso, ne testimonia con oculatezza e prove ogni passo, ne esalta i meriti e ne condanna gli errori, talvolta evitabili e talvolta necessari, talvolta crudeli e talvolta involontari. Non spetta certo a noi, e tantomeno in questa sede, fare una analisi sul Fascismo e sul suo condottiero, Benito Mussolini, perché tante pagine sono state scritte in tal senso, tanti detrattori e tanti estimatori si sono già espressi in merito sia al Regime sia al Duce.
Un fatto però trova tutti d’accordo perché è oggettivo: il Fascismo ha governato l’Italia per venti anni e Benito Mussolini ne è stato l’artefice e il condottiero numero uno. Lasciando quindi spazio a studiosi e critici di settore per il verdetto storico sul movimento e sul suo “capo”, ho incontrato a Villa Carpena, in Romagna, Romano Mussolini, figlio del Duce d’Italia ed augusto genitore dell’Onorevole Alessandra Mussolini, leader di Alternativa Sociale, partito da lei voluto e creato, dopo l’uscita, più o meno forzata a causa di differenze di vedute con Gianfranco Fini e con molti dei suoi “colonnelli”, dalle file di Alleanza Nazionale. Ho trovato in Romano Mussolini un arzillo settantottenne, molto comunicativo, cordiale, disponibile e sereno, che mi ha aperto con naturalezza la “porta” dei suoi ricordi e che mi ha fatto visitare Villa Carpena, una delle residenze del Duce e della sua famiglia. Così, dopo qualche battuta sul jazz e sulla pittura, passioni di tutta una vita e dopo il racconto di simpatici aneddoti del padre, che, racconta Romano, governava un popolo ma era messo out dalle mosche che non riusciva proprio a sopportare e a sconfiggere, è iniziato un sereno colloquio che ha toccato pregi e virtù di un padre imponente e affermazione e fine del Fascismo.
Il suo cognome, importante e noto in tutto il Mondo, Le ha portato più vantaggi o svantaggi?
Ogni cognome di un personaggio pubblico e in particolare di chi ha avuto un ruolo determinante nella storia di una nazione, come nel caso di mio padre, è “pesante”. Devo però essere sincero e dirti che io l’ho portato con un senso filosofico di vita e di accettazione e non mi ha mai pesato anzi forse mi ha anche aiutato. La gente con me è sempre stata molto gentile e cortese ed io non ho mai avuto alcun tipo di problema o di contestazione anche se faccio una professione di spettacolo.
Al di la delle simpatie o delle antipatie, il Fascismo ha governato per venti anni l’Italia. Senza essere di parte, mi indichi i suoi pregi e i suoi difetti.
Credo che il Fascismo sia stata una cosa importantissima per l’Italia, si è realizzato in venti anni quello che non si era realizzato in secoli, quasi millenni e per anni ha inciso profondamente nel costume, nella società e nell’economia dell’Italia. In ogni situazione storica ci sono momenti di fulgore e di buio ma credo che il Fascismo abbia avuto l’ottanta per cento di consenso sempre, fino al 1943 e anche dopo forse. Mio padre è stato un personaggio eccezionale e non lo dico da figlio ma da studioso e appassionato di storia, per cui so giudicare bene e con obiettività.
È apparsa ultimamente, sulle pagine di alcuni giornali, la sorprendente notizia che il Duce stesse per concludere, verso la fine delle ostilità, un accordo con Winston Churchill. Cosa può dirmi in proposito?
Non ho mai saputo di corrispondenza privata tra mio padre e Churchill, soprattutto negli ultimi tempi della guerra, ne credo che tale ipotesi sia fondata, conoscendo la lealtà e lo spirito di mio padre, che non avrebbe mai fatto una cosa del genere senza informare, eventualmente, gli alleati, Giappone e Germania. Penso di poter smentire tassativamente questa ipotesi e ti assicuro che perlomeno io non ne so davvero nulla.
Suo padre era solito parlare a casa di politica nazionale ed internazionale o lasciava fuori l’uscio dell’abitazione i problemi che riguardavano la sua attività?
Mio padre stava molto con la famiglia ma non parlava molto con noi di politica, piuttosto si parlava di sport, teatro, cinema e soprattutto di storia. Erano conversazioni brillanti che mi attraevano molto nonostante fossi un bambino e che sono state fondamentali per la mia preparazione culturale, la mia affermazione professionale e il mio stile di vita.
Benito Mussolini è stato un padre severo o affettuoso?
Assolutamente affettuoso e vicino, scherzoso ed attento; da lui non ho mai avuto un buffetto o un rimprovero ma solo raccomandazioni, così come fa ogni buon padre di famiglia. Mia madre, al contrario, era molto più severa, non tanto per la scuola, perché avendo frequentato appena la terza elementare non poteva avere dimestichezza in quel settore ma soprattutto per quel che attiene la gestione e la conduzione familiare che secondo le migliori tradizioni romagnole e contadine, attribuiscono alla donna, il timone della casa e della famiglia.
Mi indichi un pregio e un difetto di Benito Mussolini.
Mio padre aveva una grandissima forza fisica e mentale che non ho mai trovato in nessun altro uomo nella mia vita. Una persona eccezionale e di una grandissima rettitudine morale che forse aveva come difetto quello di fidarsi troppo di alcune persone. Era un uomo molto generoso e non era assolutamente vendicativo, era il contrario esatto di Stalin.
Suo padre era un grande appassionato di sport, per quale squadra di calcio tifava?
Mio padre praticava molti sport: la scherma, l’equitazione, il tennis, il ping pong, il ciclismo e non seguiva con grande interesse una squadra di calcio in particolare ma era viceversa un grande sostenitore della Nazionale, che andava puntualmente a vedere allo stadio. I miei fratelli tifavano per l’Ambrosiana Inter mentre io, nato a Forlì nel 1927, sia perché mi chiamo Romano sia perché sono nato nell’anno in cui è stata fondata la Roma, ho sempre tifato per la squadra capitolina.
Il Fascismo cosa ha rappresentato per lei?
Un movimento rivoluzionario, per dirla all’americana, soft-soft. Ci sono stati più morti in questo mese in Iraq che in tutta la storia della rivoluzione fascista.
Perché non è mai entrato in politica?
Per me entrare in politica ed essere eletto sarebbe stato come bere un caffè, per il cognome che ho, per le qualità che immodestamente penso di avere e per il mio pensiero di centralità che sempre mi ha accompagnato. Non ho mai voluto farlo però perché mi sento un uomo libero da condizionamenti, rifiuto scorte e protezioni che, seppur utili, condizionano la libertà e poi non avrei assolutamente potuto convivere con il confronto con mio padre, verso il quale serbo grande rispetto. Lascio questo compito a mia figlia Alessandra, che ha scelto personalmente di percorrere questa strada e che ha il piglio giusto per far bene e sono contento per lei.
La destra attuale sembra composta da varie anime: Fini e i suoi “colonnelli”, Storace ed Alemanno, Rauti, Alessandra Mussolini e tanti altri esponenti più o meno conosciuti. La sinistra non naviga certo in acque migliori. Cosa mi dice?
Sono un extra-partito, so bene che è impossibile ma sarebbe bello che ci fosse una coalizione tra tutte le forze. Nel 2005 trovo superate destra, sinistra e centro e trovo obsoleto l’attuale sistema politico ed elettorale.
Chi vincerà tra Berlusconi e Prodi?
Domanda da un milione di euro. Premesso che non credo che Prodi sia di sinistra, credo che sia una partita equilibrata e credo pure che Berlusconi possa recuperare, perché sebbene abbia commesso qualche errore, ha fatto molte cose buone.
Pubblicato su “Forum” in data 24.10.2005