Massimo Barra: la Croce Rossa è la “terza forza” nel Mondo
Ha conosciuto la Croce Rossa Italiana a otto anni e ne è rimasto folgorato al punto di entrarvi subito a farne parte e di dedicarvi tutta la sua giovinezza, la sua attività professionale, il suo entusiasmo, le sue energie, la sua vita insomma. A Maggio ha festeggiato i suoi primi 50 anni a braccetto della sua amata Croce Rossa, con la quale fila d’amore e d’accordo pur tra mille impegni, problemi, progetti e speranze. La speranza per lui, è quella di vedere una Croce Rossa sempre pronta a correre in soccorso del “fratello che soffre”, di vedere crescere su tutto il territorio nazionale le sei componenti, di vedere ampliate le delegazioni, di rassicurare il cittadino che ovunque avesse bisogno di aiuto, troverà sempre un operatore della Croce Rossa pronto ad offrire il suo intervento e il suo aiuto;che sia un militare, un civile o un volontario non importa, l’importante è che sia un uomo o una donna della Croce Rossa. In questi cinquanta anni di attività Massimo Barra ha incontrato decine di migliaia di persone: ricchi e poveri -come dice lui-, potenti e miserabili, forti ed ammalati, governanti e pezzenti, nobildonne e prostitute.Ha frequentato, nel nome della Croce Rossa gli ambienti più disparati, dal Quirinale a bidonvilles, dagli alberghi più lussuosi alle capanne più rudimentali e sporche fino alle celle di prigione. Sempre con l’idea e la voglia di aiutare chi aveva bisogno di un cerotto o di una parola di conforto, in linea con i principi fondamentali della Croce Rossa che non guarda al colore della pelle o al censo ma va dritta al cuore delle persone. Centinaia gli incarichi che ha ricoperto in Italia e nel Mondo per la Croce Rossa Italiana e per quella Internazionale che gli riconosce grandi meriti e grande preparazione se è vero, come è vero, che tre giorni fa gli ha conferito l’incarico di Presidente della Commissione Progetti e Sviluppo del Comitato Internazionale della Croce Rossa di Ginevra. E lui, Massimo Barra, già pensa alla prossima idea e al prossimo aereo da prendere. Profittando di una vecchia conoscenza ho incontrato nella sua abitazione il Dottor Barra che consolidando un rapporto di reciproca e pluriennale stima si è aperto al mio microfono raccontando la Croce Rossa di ieri, parlando di quella di oggi e sognando quella di domani.
Massimo Barra e la Croce Rossa, un amore infinito.
Sono stato allevato in Croce Rossa, vi sono entrato quando avevo otto anni e quindi nel Maggio scorso ho festeggiato con gioia i miei primi cinquanta anni in Croce Rossa. I miei punti di riferimento sono sempre stati personaggi all’interno dell’associazione, che ricordo con commozione e che mi hanno formato e fatto diventare medico. Io sono diventato medico perché ero volontario della Croce Rossa e non viceversa e la Croce Rossa ha influenzato tutta la mia vita, tutte le mie scelte, mi ha permesso di conoscere il Mondo, di creare Villa Maraini, di fare le cose per le quali sono conosciuto.
Massimo Barra e Villa Maraini, un progetto vincente e famoso in tutta Italia.
Possiamo dire anche in tutto il Mondo, perché il modello di Villa Maraini viene preso a riferimento nelle politiche antidroga in molte parti del Mondo specialmente dopo che la pandemia da Hiv ha costretto i Governi a considerare che la cura dei tossicomani e la loro presa in carico è essenziale per la prevenzione della diffusione del virus anche al di là della schiera degli addetti ai lavori. E questo perché i tossicomani sono una categoria aperta e quindi se noi preveniamo che il tossicomane diventa sieropositivo, in realtà noi preveniamo molte sieropositività di tutte le persone che entrano in contatto, anche con i rapporti sessuali, con il tossicomane, e quindi la riduzione del danno e le idee chiave di Villa Maraini oggi sono prese a modello soprattutto nell’Europa dell’Este nell’Asia centrale. L’idea chiave è quella di non aspettare la richiesta di aiuto perché in questo modo inevitabilmente si seleziona e si vede solo la punta dell’iceberg ma andare al contrario incontro a persone che vivono la loro quotidiana tragedia. Noi di Villa Maraini, possiamo dire che oggi conosciamo tutti i tossicomani romani.
Lei ha vissuto tante stagioni di Croce Rossa, quale è quella a cui è maggiormente affezionato e perché?
Beh, ogni cosa ha il suo tempo. Non posso non ricordare quando ero Presidente dei Pionieri di Roma, ero giovane e scatenato, tutti i Sabato pomeriggio della mia vita, per tanti anni, li ho passati a via Toscana e quindi ho una certa nostalgia di quel periodo; anche il 1974 è stato un anno importante per me e che ricordo con grande piacere, fui eletto a Teheran, Presidente della commissione giovani della Federazione e ho potuto quindi girare il Mondo e anche lì ero pieno di entusiasmo e di energie, poi ricordo la mia esperienza quale Presidente dei Volontari del Soccorso, che ho guidato per ventidue anni con grande passione e generosità.Forse un po’ troppo tempo, avrei dovuto smettere prima perché poi alla fine uno si identifica con le Istituzioni e non ha più il coraggio di andarsene. Mi piace però ricordare che ho preso 100 gruppi con 5.000 attivi e che ho lasciato 1.050 gruppi con 70.000 attivi e questi sono numeri!
Dall’alto della sua militanza in Croce Rossa, mi indichi i Presidenti e i Commissari straordinari dei quali conserva un ricordo speciale.
Beh, io solitamente andavo d’accordo con uno e litigavo con l’altro … adottavo il principio dell’alternanza. Avevo uno straordinario rapporto con Pietro Quaroni, che era un Ambasciatore e che era stato già Presidente della Rai. Quaroni aveva con me una sorta di alleanza e di complicità perché era contro la burocrazia. Mi ha “allevato”, mi ha portato a casa sua, mi ha imparato tante cose e gli sarò per questo eternamente riconoscente. Non posso poi non ricordare il Presidente Carlo Alberto Masini, oggi novantacinquenne e nel consiglio d’amministrazione della “fondazione”, che ha permesso ai volontari di diventare da forza locale una forza nazionale. Prima erano sparpagliati, avevano proprie divise e propri regolamenti, grazie a lui hanno iniziato un cammino diverso e sono oggi quelli che sono; questa opera titanica di metterli tutti insieme al nastro di partenza, Masini la affidò a me e sono felice di averla portata a termine con successo. Ricordo poi, anche Luigi Giannico, che ha avuto anche lui una particolare simpatia per me e che mi ha permesso di lavorare molto e di far crescere Villa Maraini.
E con l’attuale Commissario Straordinario che rapporto ha?
Devo essergli grato per avermi permesso di fare il Vice Presidente a Ginevra per due anni, che hanno rappresentato per me i più eccitanti della mia carriera di Croce Rossa e che mi hanno permesso di poter prendere decisioni importanti.
Sei componenti formano la Croce Rossa Italiana: una battuta su ognuna di loro.
Il Corpo Militare è la parte della Croce Rossa Italiana che è Ausiliaria delle Forze Armate dello Stato e in particolare dei servizi di sanità militare che è uno dei ruoli chiave in una normale e moderna società nazionale di Croce Rossa. Le Convenzioni di Ginevra prevedono che chi interviene nel ruolo di Ausiliario in campo di battaglia, venga assoggettato agli usi, i regolamenti e i comandi militari, questa è la natura normativa e ideologica del Corpo Militare. Il Corpo delle Infermiere Volontarie è un privilegio dell’Italia, nel senso che sono le vere Ausiliarie delle Forze Armate come esistono anche in altri Paesi e hanno tradizione e fascino, e il popolo le identifica con la Croce Rossa. La sezioni femminili si stanno scrollando di dosso quella patina un po’ demodé di frequentatrici di salotto che si sono portate per parecchio tempo appresso e devono puntare tutto sul fund-rising ed essere le protagoniste dell’assistenza. In tutto il Mondo il fund-rising viene dato alle persone di un certo tipo di società ed è un arricchimento per la Croce Rossa averle senza camuffamenti. I Pionieri sono una componente di giovani, praticamente li ho fondati io ed è un piacere vederli dopo quaranta anni che sono ancora on the spot, operativi, efficaci, e direi all’avanguardia nel Mondo. I Donatori di sangue sono coloro che oltre a donare sangue vogliono fare una vita di Croce Rossa e quindi bisogna aumentare la loro possibilità di fare volontariato nell’associazione al di là della donazione di sangue che è importantissima. I Volontari del Soccorso hanno avuto questo enorme sviluppo di cui mi ritengo felicemente responsabile ed artefice.
Alcuni, banalmente e senza considerare che lei, per scelta volontaria, è un Ufficiale medico in congedo del glorioso Corpo Militare della C.R.I., dicono in giro che lei sia avverso ai militari di Croce Rossa, così bravi e così fortement e impegnati nelle missioni internazionali che vanno dall’Iraq al Pakistan e all’Eritrea. Cosa sente di dover dire in proposito?
Parlo con i fatti e non con le parole, ritengo che il Corpo Militare abbia avuto in passato un momento di appannamento quando non aveva responsabilità operative e si era di fatto trasformato in un ufficio di collocamento per piazzare persone, soprattutto in certe province italiane. Oggi il Corpo Militare è il new deal perché la situazioni internazionale è modificata, è evoluta, oggi con il suo nuovo impiego operativo il Corpo Militare della Croce Rossa Italiana sta dimostrando in tutto il Mondo il suo altissimo valore. Non si può basare un Corpo esclusivamente sull’addestramento e sulle esercitazioni, il “sangue” di un Corpo è l’impiego operativo e quindi avere riscoperto grazie all’evoluzione internazionale il ruolo operativo, secondo me ha dato un nuovo e vigoroso slancio al Corpo Militare che addirittura diventa una sorte di esempio per le altre società nazionali di Croce Rossa. Facendo ancora riferimento alle Convenzioni di Ginevra ed in particolare all’articolo 26, ribadisco che il personale di Croce Rossa operante in un certo contesto è assoggettato ai regolamenti, gli usi e i comandi militari. Ed ecco che il Corpo Militare trae la sua natura e la sua origine proprio dalla normativa internazionale; altri Paesi si erano dimenticati di questo articolo ma noi, in Italia, no, e siamo contenti di essere fedeli alle normative internazionali e nazionali e di avere il nostro Corpo Militare. La Croce Rossa Italiana deve agire sempre nel rispetto delle normative internazionali e nazionali, non è una monade, non è indipendente dal Movimento Internazionale, il potere che ha deriva dal potere dell’emblema e il potere dell’emblema deriva dal potere di essere aderenti al “Movimento”, quindi non si può e non si deve “schizzare” il Movimento Internazionale con azioni unilaterali come invece è successo recentemente. Se qualcuno mi vuole, sappia pure che io mi adopererò per reintrodurre la Croce Rossa Italiana a pieno titolo nel contesto della Croce Rossa Internazionale e proporrò una Croce Rossa Italiana aderente ai principi e alle normative che regolano la Croce Rossa nel Mondo, attenendomi alle Leggi e salvaguardando tutto ciò che è giusto che esista perché previsto dalle Leggi, ivi compreso ovviamente il glorioso Corpo Militare cui sono orgoglioso di appartenere quale Ufficiale medico in congedo. Il Corpo Militare della C.R.I. diventa, lo ripeto, di esempio per le altre società nazionali di Croce Rossa.
Cosa è per lei, nel Mondo, la Croce Rossa?
È una forza unificatrice, è la terza forza nel Mondo. Oltre i Governi e i loro sistemi internazionali, il sistema delle Nazioni Unite, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’Unicef, l’Unesco e la società civile rappresentata dalle ONG, cioè dalle organizzazioni non governative. Noi non siamo una organizzazione non governativa, chi considera tale la Croce Rossa o chi la considera come una Onlus è assolutamente fuori strada. Nessuna organizzazione non governativa vede i Governi con diritto di voto nella loro più alta espressione che è la Conferenza Internazionale.
Chi fa parte della Croce Rossa Italiana talvolta la critica, non ne condivide tutta la politica operativa e la accusa. Poi la difende con le unghie se qualcuno ne parla male all’esterno.
Mah, questo avviene in molti posti di lavoro perché chi è dal di dentro è portato a vedere i difetti, i limiti, le storture, però la critica è anche un atto di amore e questo è dimostrato dalla reazione che si ha quando dal di fuori qualcuno accusa l’ente o la struttura per la quale lavori. Questo capita in tutti gli ambienti di lavoro e anche in Croce Rossa ovviamente.
Non crede che la C.R.I. dovrebbe mandare, come negli anni ’60, i suoi operatori nelle scuole per meglio far comprendere ai bambini, che rappresentano il nostro domani, l’importanza del lavoro di questa nobilissima Istituzione?
L’uscita dalle scuole è per me assurda e frutto del volere dei Governi che ci hanno preceduto e che volevano impoverire, alla fine degli anni ’60, la Croce Rossa e i suoi volontari per lanciare altre associazioni sensibili poi al richiamo elettorale di chi le aveva appoggiate. La Croce Rossa è sensibile al solo richiamo della solidarietà e del prossimo che chiede aiuto.Come piccola appendice le dico inoltre che grazie alle singole cento lire che i bambini mettevano nei salvadanai della C.R. sparsi nelle scuole e in altri ambienti loro accessibili, si recuperava qualcosa come 120.000.000 di lire a metà degli anni ’60. C’era in quella piccola offerta il piccolo contributo di un bambino che capiva l’importanza del donare e della Croce Rossa e un sostanziale introito per la Croce Rossa che destinava quelle somme ad attività benefiche. Trovo parimenti assurda anche la chiusura delle scuole per infermieri professionali che la Croce Rossa Italiana gestiva, perché è indiscutibile che da quelle scuole uscivano fior di infermieri professionali e in un contesto storico come quello attuale, dove c’è la carenza di ben 50.000 operatori di questa categoria, le scuole per infermieri professionali della Croce Rossa avrebbero garantito la copertura di questa vacanza organica e soprattutto la preparazione professionale e morale di questi infermieri.
Che idea hanno a Ginevra della C.R.I.?
Non ci conoscono bene, ci conoscono solo attraverso i giornali salvo il mio ruolo in questi ultimi trenta anni, con il quale ho cercato di porre in evidenza la bontà a tutti i livelli del nostro operato e la validità e la forza delle struttura e di tutte le sue componenti. Credo però che al di là del mio ruolo e della mia personale conoscenza ed amicizia con molti a Ginevra, i vertici dell’associazione dovrebbero farsi meglio conoscere ed integrarsi maggiormente a tutto vantaggio ovviamente della nostra società nazionale di Croce Rossa.
Con il nuovo emblema cambia qualcosa per la C.R.I.?
Il nuovo emblema risolve una strana controversia ed uno dei principi universali di Croce Rossa che è appunto l’Universalità. Per noi non cambia nulla così come per il Comitato Internazionale di Croce Rossa e per la Federazione Nazionale di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa; è una opportunità in più che era giusto prevedere e formalizzare.
Una persona a me molto cara, il Colonnello Antonio Fragasso, ama ripetere che la Croce Rossa è una splendida mamma che ha sei figli (le componenti -ndr-), tutti ugualmente belli ed importanti. Cosa ne pensa e cosa si può fare per evitare che nascano liti ed incomprensioni tra di loro?
Il Colonnello Fragasso è un uomo di Croce Rossa che conosco da quaranta anni e la penso, come uomo di Croce Rossa quale sono anche io, esattamente come lui. Credo che siamo sulla buona strada, per capirsi bisogna parlarsi, per parlarsi bisogna incontrarsi e per incontrarsi bisogna lavorare insieme e nel rispetto reciproco dei propri ruoli, funzioni, competenze e capacità. Come diceva Platone per salare una minestra il cuoco è meglio del Re ma per la politica il Re è meglio del cuoco. Il regolamento unificato, dove ognuno ha il proprio ruolo, è un passo in avanti per chiarire le singole competenze e per fare sempre meglio per il bene della Croce Rossa e degli altri.
L’11 e 12 Dicembre si eleggerà il nuovo Presidente Generale della Croce Rossa Italiana, lei è in corsa per la “poltrona” di Via Toscana. Chi sarà il nuovo Presidente?
Mah, è una domanda difficile e che sarà bruciata nei prossimi venti giorni, al momento non si è fatto avanti ufficialmente nessuno anche se circolano nomi e voci. Io ho presentato la mia candidatura in modo trasparente e chiaro, senza fare calcoli e tattiche ma scrivendo una lettera che è da tutti visibile su internet. Mantengo da sempre un rapporto costante con tutti i Comitati regionali, provinciali e locali della C.R.I., chiunque vuole può scrivermi e chiunque lo ha fatto negli anni ha sempre ricevuto una mia risposta. Sono Massimo Barra e tutti sanno quello che ho fatto in cinquanta anni di Croce Rossa e quale Croce Rossa sogno. Se mi rifarà questa domanda il 12 Dicembre … saprò dirle il nome del nuovo Presidente Generale.
Qual è il futuro che sogna per la Croce Rossa?
Sogno una Croce Rossa normale, che possa moltiplicare i suoi interventi all’estero, che sia sempre più capillare sul territorio, che abbia una delegazione, un suo mezzo, una sua ambulanza in ogni Comune e che basta che si spinga un pulsante sia in grado di far intervenire ovunque, in Italia e all’estero, all’istante, i suoi operatori e volontari. Per fare questo bisogna essere in tanti ed animati dallo stesso spirito ed abbiamo bisogno di tutti coloro che già fanno parte della nostra struttura e di quanti vorranno entrare a farvi parte, in qualsiasi componente.
Pubblicato su “L’opinione” in data 24.11.2005